E’ certamente un esempio di perfetta integrazione. “I nostri capi famiglia si abbracciano e vanno a mangiare insieme ai marocchini”. Peccato che i protagonisti di questa integrazione modello siano tutte persone che controllano il mercato dell’illecito, che a Palermo è gestito dagli stranieri.
Lo ha raccontato giovedì sera alle “Conversazioni in Taverna” dell’Associazione Liberal il sovrintendente della Squadra mobile di Palermo Sezione criminalità straniera I.M.D. “Ivan”, scrittore, Premio nazionale “Paolo Borsellino” 2010 per la prima volta a Belluno, per la presentazione del suo ultimo libro “Gli strateghi del male, storie di mafie, corrotti e corruttori nell’Italia del nuovo Millennio” con moderatore il professor Andrea Basile.
Protetto da scorta e con il divieto di fotografarlo, Ivan ha ripercorso tutte le tappe importanti della sua vita, dall’arruolamento nel 1992 quand’era studente universitario, dopo aver ascoltato il giudice Borsellino, che venne ucciso subito dopo dalla mafia, alle varie operazioni di polizia culminate con l’arresto di Provenzano.
“La Squadra mobile di Palermo – ha ricordato Ivan – ha pagato il tributo più alto di caduti. Ogni mese c’è una ricorrenza e ci si ritrova con i familiari dei colleghi caduti e c’era sempre il papà di Nino Agostino, agente alla Questura di Palermo, agente del Sisdi e cacciatore di latitanti ucciso nel 1989 con la moglie Ida Castelluccio, incinta di cinque mesi, che mi abbracciava e diceva ‘dovete scoprire chi ha ucciso mio figlio’. Allora ero il più giovane ed ogni mese c’era l’incontro con questo signore che poi decise di non tagliarsi più la barba finché non fossero stati incarcerati i colpevoli del duplice omicidio. Ho superato gli 80 anni – mi disse – sto morendo e non vedrò mai i colpevoli puniti”. “Io non posso indagare su quel caso – gli dissi – ma posso scrivere, inventarmi una storia, così chi legge si ricorderà di quell’agente ucciso”. I proventi della vendita del libro Ivan li ha devoluti per l’apertura di una biblioteca dedicata a Nino Agostino.
“Il caso non è ancora stato risolto a distanza di 27 anni – sottolinea Ivan – perché questo è un omicidio di mafia, non di corna, tradimenti. Mafia, servizi deviati, politica, servizi non deviati”.
A catturare nel 2006 Bernardo Provenzano, uno dei capi di Cosa nostra, condannato a tre ergastoli oltre ad altri processi in corso, latitante per 43 anni, è la squadra di Ivan, una trentina di giovani, tutti fortemente motivati. “Non sapevamo contro chi e contro cosa combattevamo, siamo stati 8 anni per catturarlo, ma l’abbiamo preso. Io non credo che ci sia un intero apparato deviato – prosegue Ivan – ma certamente vi sono uomini che per trarre vantaggio personale tradiscono il giuramento fatto allo Stato. Il giudice Falcone diceva: ci hanno mandato a combattere contro gente che ci lancia addosso missili e noi rispondiamo con archi e frecce”. “Le mafie oggi sono ovunque. Negli anni ’80 a Bardonecchia di 8 imprese storiche non ne rimase una. Vennero tutte acquisite dal clan dei calabresi. Nel 1985 Michele Pantaleone, saggista, giornalista, politico e sociologo italiano, autore del I° Rapporto tra mafia e politica, ma già nel 1962 aveva pubblicato il libro “Mafia e Politica” venne nella mia scuola invitato dal preside e disse Andreotti è un mafioso”.
Quella descritta da Ivan nei paesi della Sicilia è una mafia che trova il posto di lavoro a chi lo perde, che trova il posto letto al nord per operazioni delicate e quindi capace di creare una rete. “Con trecento voti si eleggono sindaci nei piccoli comuni – sostiene Ivan – e loro non pensano di essere mafiosi”. Ivan parla anche dell’ultimo dei corleonesi latitanti oramai da 23 anni, Matteo Messina Denaro capo indiscusso della mafia trapanese, e dell’ultima confisca di 700 milioni a un suo prestanome “che per lui rappresentano poca cosa – assicura il sovrintendente – considerate le ricchezze di cui dispone”. Molti gli aneddoti con i quali Ivan cattura il pubblico, dalle sue vicende personali alle modalità di infiltrazione della mafia. Come quel caso di quel medico che perseguitato da furti e danneggiamenti si affida ad un solerte parcheggiatore abusivo che gli risolve i problemi. Salvo poi chiedergli un favore di curare suo cugino. peccato che il cugino fosse un pericoloso latitante e il medico si sia poi ritrovato a rispondere di favoreggiamento.