Sabato 16 aprile alle ore 17.30 nella Sala teatro del Centro congressi “Giovanni 23mo” di Belluno per la rassegna I Grandi incontri di Liberal Belluno, Gennaro Sangiuliano, vicedirettore del TG1 della Rai, presenta il suo ultimo libro “Putin vita di uno zar”. Conduce l’incontro Gianluca Amadori, presidente dell’Ordine dei giornalisti del Veneto.
Anticipiamo la serata con la consueta intervista all’autore.
Gennaro Sangiuliano, vicedirettore Tg1 Rai
Dottor Sangiuliano, Vladimir Putin, ex colonnello del KGB, il “nuovo zar”, è l’uomo giusto per la guida della Russia del nuovo Millennio?
«Putin è certamente un grande protagonista del nostro tempo, un leader politico che ha ridato orgoglio e stabilità alla Russia. La sua figura si sta rivelando centrale nello scacchiere internazionale e nella geopolitica globale. Per capire a fondo la sua politica bisogna conoscerne anche la biografia personale, questo nella cornice della storia culturale e politica della Russia. La gente percepisce che Putin oggi difende e rappresenta alcuni valori cristiani che l’Occidente non tutela adeguatamente, quasi che la Russia sia la “Terza Roma”. È stato Putin con la guerra in Cecenia a evitare il primo tentativo di instaurare un califfato islamico, ed è uno dei pochi che fa sul serio la guerra ai terroristi. L’ho definito uno Zar nel senso di una “guida” (la parola deriva da Cesar) che ha ridato orgoglio al suo popolo e una prospettiva».
Cosa pensa dello spessore del politico Putin, “l’uomo più potente del mondo” secondo la rivista «Forbes», rispetto ai nostri politici e nel panorama internazionale odierno?
«Putin ci da l’occasione per riflettere sul processo di formazione delle classi dirigenti, che da noi sembrano nascere e finire nel talk televisivi. Si può non condividere l’operato di Putin ma lo spessore è fuori discussione. Io ho ricostruito la dura carriera di questo leader, dal Kgb che era una dei pochi apparati efficienti nello sfascio dell’Urss, passando per la lunga esperienza di amministratore, vicesindaco, di una città di milioni di abitanti come l’allora Leningrado. Tra l’altro non era un figlio della nomenklatura e riuscì ad accedere alla difficile facoltà di Giurisprudenza di Leningrado solo per meriti, ottenendo poi un PhD».
Crimea e Ucraina. La Conferenza di Yalta ha garantito 70 anni di pace, sul filo del diritto internazionale i territori sono nella sfera d’interesse della Russia di Putin. Non le sembra che l’Occidente eserciti pressioni illegittime? Sarebbe come se l’Italia destabilizzasse Istria e Dalmazia. Cosa ne pensa?
«E’ vero l’esatto contrario. Quando Gorbaciov acconsentì al ritiro delle armate sovietiche dalla Germania Est e accettò la riunificazione delle due Germanie la Nato si impegnò a non allargarsi verso Est. Questo accordo non è stato mantenuto, la Nato è giunta in molti paesi che appartenevano al Patto di Varsavia. L’Ucraina è nella sfera russa perché storicamente lo Stato russo nasce nel IX secolo con la Rus’ di Kiev. Se non vogliamo fare le belle anime e ragionare saggiamente col realismo della storia, secondo la lezione di Kant e Croce, questi sono i fatti.
Quanto alla Crimea è sempre stata russa, è anteriore l’appartenenza della Crimea alla Russia che quella del Texas agli Stati Uniti, strappato con una guerra al Messico. Oggi nessuno, giustamente, si sognerebbe di dire che il Texas è messicano. Quando nel 1983 la minuscola isola di Grenada scelse un regime socialista gli Usa la invasero in poche ore, perché in base alla “Dottrina Monroe” la ritenevano porta di casa. Poi in Crimea ha scelto di tornare alla Russia con un referendum, ritenuto regolare dagli osservatori internazionali, come fu per il Kosovo e come sarebbe stato per la Scozia se avessero prevalso coloro che volevano staccarsi dal Regno Unito. Le regole valgono sempre. Se l’Italia tutelasse un po’ più, senza alcuna rivendicazione territoriale, le minoranze italiane che vivono in Croazia e Slovenia, se ottenesse la restituzione dei beni illecitamente strappati agli italiani dell’esodo non farebbe male. Come avviene per la controparte, l’Austria e la Slovenia tutelano le loro comunità che vivono da noi».
(rdn)
Presentazione a cura di Rosalba Schenal
Signore e signori buonasera.
Ringrazio innanzitutto per la partecipazione i relatori Gennaro Sangiuliano e Gianluca Amadori. Al dottor Sangiuliano porgo le più vive congratulazioni per il suo ultimo lavoro : Vladimir Putin, vita di uno zar. La vita di << un grande protagonista del nostro tempo, un leader politico che ha ridato orgoglio e stabilità alla Russia>> parole dell’autore che racconta il presidente della Federazione Russa sia dal lato umano che da quello politico, ripercorrendo le tappe più significative di una vita straordinaria nella cornice della storia culturale, sociale e politica della Russia del novecento.
Il risultato è un libro assolutamente coinvolgente e interessante che conduce il lettore in una realtà molto diversa dalla propria e in gran parte sconosciuta, aiuta a capire qualcosa di più del nostro presente e, anche, ad apprezzare il difficile lavoro del presidente Putin molto spesso criticato in Occidente.
GENNARO SANGIULIANO è nato a Napoli, è laureato in Giurisprudenza e ha conseguito il dottorato di ricerca in Diritto ed Economia.
Come giornalista lavora, nei primi anni 90, all’Indipendente, poi alla redazione politica del quotidiano “Roma”, di cui diviene direttore, quindi passa a “ Libero “, capo della redazione romana, poi alla vicedirezione con Vittorio Feltri. Attualmente scrive per l’Espresso e per le pagine culturali del Sole24ore.
Entra in Rai nel 2003, è inviato in Bosnia, Kosovo e Afganistan, dal 2009 è vicedirettore del TG1.
E’ impegnato anche nell’attività accademica in materie economico-giuridiche: insegna, a Roma, presso la facoltà di Economia dell’Università La Sapienza e presso la facoltà di Giurisprudenza della Lumsa.
E’ autore di parecchi saggi e ha vinto vari premi letterari, tra i quali il Capalbio nel 2012, per la saggistica storica, con il volume “ Scacco allo Zar, Lenin a Capri 1908-1910: genesi della rivoluzione”.
Conduce GIANLUCA AMADORI Presidente dell’Ordine dei giornalisti del Veneto, che lavora al Gazzettino ed è laureato in Lingue e letterature straniere all’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Concludendo vi segnalo le opere pittoriche esposte:
E’ un ritratto sostanzialmente positivo, avvallato dal realismo della storia, quello che GennaroSangiuliano, giornalista, scrittore, vicedirettore Tg1 Rai, ha fatto di Vladimir Putin, il “nuovo Zar” della Russia. La conferenza, organizzata dall’Associazione Liberal Belluno presieduta da Rosalba Schenal, si è tenuta questa sera, sabato 16 aprile, al Teatro del Centro Giovanni 23mo di Belluno con moderatore Gianluca Amadori, presidente dell’Ordine dei giornalisti del Veneto.
“Non sono mai stato filocomunista – rassicura l’autore – ma dobbiamo fare i conti con la realtà. Putin è stato l’alternativa al caos. E’ un leader positivo della storia, il punto più avanzato che la Russia poteva consentire. Vi ricordate le primavere arabe nel 2011, e come è andata a finire?
Nel 1999 Putin, in Cecenia, ha impedito che prendesse il sopravvento il primo califfato islamico nel Caucaso, in un territorio molto ricco di petrolio. La stessa situazione si riproduce oggi in Siria. Ma a riprendersi la città di Palmira è stato Putin, noi ci siamo solo indignati con i tagliagole. E del resto oggi a chiedere scusa per l’intervento contro Gheddafi è stato il presidente Obama”.
Sangiuliano ripercorre tutte le tappe fondamentali della vita di Putin, da quando 13enne bussa alla porta della Lubjanka il palazzo di Mosca dalla fama sinistra, sede dei servizi segreti Kgb, dicendo che si vuole arruolare. Ma nel Kgb entravano i figli dell’apparato comunista, Vladimir Putin era nato nel 1952 a Leningrado (odierna San Pietroburgo) da una famiglia modesta, la mamma Maria Ivanovna Putina, operaia, e il padre Vladimir Spiridonovic Putin, sommergibilista della Marina sovietica. Si laurea in diritto internazionale all’Università statale di Leningrado nel 1975, parla il tedesco e l’inglese, supera tutte le prove ed entra nel Kgb. Viene mandato a Dresda. All’interno del Kgb nasce una fazione che intuisce la prossima disfatta del comunismo. Putin è tra questi giovani ufficiali. Dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989 rientra a Leningrado. Per vivere fa il taxista, finché riallaccia i rapporti con il suo vecchio professore Anatolj Sobcjak, divenuto sindaco della città, che lo chiama al suo fianco come suo consigliere personale. Anche come amministratore, Putin si distingue. Nel 1980 San Pietroburgo era alla fame, lui si fa autorizzare da Mosca a commercializzare le materie prime e attraverso le relazioni che aveva mantenuto a Dresda ottiene in cambio derrate alimentari per sfamare la città. Nel fallito colpo di stato per rovesciare Gorbacev, si schiera con i democratici ed evita di far cadere San Pietroburgo in mano ai golpisti. Viene quindi chiamato al Cremlino, sono gli anni di Boris Eltsin, che lo nominerà capo dell’Fsb (erede del Kgb). A Mosca ci sono 78-80 omicidi al giorno, a comandare è la mafia russa che si confonde con la politica retta dai capi bastone locali. C’è un capitalismo da Far West dove solo pochi si arricchiscono e la maggioranza scivola nella povertà. Il presidente Eltsin è alcolizzato ed è prigioniero degli oligarchi. Si rischia la disgregazione e non si sa nemmeno da chi sia controllato l’arsenale nucleare. Siamo alla guerra in Cecenia, che Putin risolve col pugno di ferro. Gli oligarchi, poco più di una decina di giovani sotto i 30 anni avevano accumulato ricchezze tali per cui la metà di loro compariva nella classifica mondiale tra i più ricchi del Mondo. Avevano acquisito le grandi aziende di stato comperando a bottiglie di Vodka e sigarette le azioni dai cittadini ignari. Putin vuole che lo Stato rientri in possesso delle grandi ricchezze, petrolio, gas, metalli rari. Per farlo chiama al tavolo gli oligarchi e offre loro una forte somma di denaro. Chi capisce la situazione accetta e si gode l’esilio dorato, chi non lo fa finisce male. “Certo – sottolinea Sangiuliano – il tasso di qualità democratica in Russia non è certamente quello a cui noi siamo abituati. Ma la storia gli dà ragione, senza Putin sarebbe stato il caos”.
“Noi siamo l’unico Paese, dove le autostrade sono state privatizzate…”
Il 26 marzo 2000 Putin è eletto presidente al primo turno con il 53% dei voti. Il 14 marzo 2004 è rieletto con il 71% dei voti. Il 7 maggio 2008 viene eletto al Cremlino il suo fedelissimo Dmitrij Medvedev e Putin ritorna primo ministro, carica che aveva prima del mandato presidenziale. Il 4 marzo Putin viene eletto per la terza volta presidente della Repubblica Russa con oltre il 60% dei consensi.
“Con Putin la Russia si riappropria delle sue ricchezze, il Pil inizia a crescere del 6% annuo. A San Pietroburgo oggi c’è un aeroporto moderno. Putin ha ridato orgoglio al suo popolo e un’identità. Populista, come diceva Dostoevskij, è colui che è in sintonia con il suo popolo, ed ascolta le sue esigenze. Mentre in Occidente ci sono le élite, che dicono, ‘sappiamo noi cosa bisogna fare…bisogna andare a votare’, senza spiegare nulla al popolo! Putin, con tutti i suoi difetti, è un uomo che ascolta il popolo. Che ha il sentimento della gente. E noi – conclude Sangiuliano – che critichiamo Putin, ci interroghiamo su quale sia la qualità della nostra democrazia?”
(rdn)
IL LIBRO
Chi è davvero Vladimir Putin? Un coraggiosso protagonista del nostro tempo, capace di condizionionare la politica internazionale, oppure l’ex colonnello del KGB non troppo avvezzo alla democrazia? Insomma, un “nuovo zar”? Per rispondere a questi e altri interrogativi, Gennaro Sangiuliano dedica al presidente della Federazione Russa, “l’uomo più potente del mondo” secondo la rivista “Forbes”, una biografia nella quale si ripercorrono le tappe più significative di una straordinaria avventura umana e politica. Personaggio enigmatico e complesso, Vladimir Vladimirovic Putin nasce a Leningrado (oggi San Pietroburgo) nel 1952, quando in URSS è ancora al potere Stalin. La sua è una famiglia di condizioni relativamente modeste: il padre è operaio specializzato, la madre presta servizio nella sede di un comando navale. Abitano in una kommunalka, una casa collettiva condivisa da più nuclei familiari. Biondiccio, piccolo di statura, gracile ma dotato di grande determinazione, “Volodja” cresce in piena Guerra fredda, lavorando per un lungo periodo nel KGB, il potente servizio segreto russo. Dopo la laurea in diritto internazionale, il matrimonio con la moglie Ljudmila nel 1983 e gli anni trascorsi a Dresda, nella DDR, la sua ascesa è rapida quanto sorprendente: già vicesindaco di Leningrado, dopo il crollo del Muro e la dissoluzione dell’Unione Sovietica diventa direttore dell’FSB, l’ex KGB, poi primo ministro della Federazione Russa, quindi Presidente…