UNA LUNGA TRATTATIVA – La verità che la magistratura non può accertare
Giovanni Fasanella, Francesco Saverio Pavone, Franco Tosolini
Locandina dell’incontro
Articolo Giornale pre-incontro
da il Gazzettino di Belluno – mercoledì 19 febbraio 2014
<< Presentazione incontro 22 febbraio 2014 a cura di Rosalba Schenal >>
Signore e signori buonasera e benvenuti.
L’ incontro di oggi trae origine da un appassionato e scrupoloso lavoro di Giovanni Fasanella, intitolato UNA LUNGA TRATTATIVA. I rapporti tra lo Stato e la Mafia, e le verità che la Magistratura non può accertare. << Perché la Magistratura, per sua natura può solo scoprire e punire i colpevoli di reati e non è in grado di ricostruire i contesti storici, culturali, sociali e perfino geopolitici dentro i quali si sono sviluppati i fenomeni mafiosi >>.
Ascolteremo i risultati delle ricerche compiute dall’ autore, Giovanni Fasanella, che afferma: << Mafia è relazione, è finanza, è economia, è politica, è potere brutale esercitato con la forza e mantenuto militarmente >>; e ascolteremo la voce del magistrato il dott. Francesco Saverio Pavone, Procuratore della Repubblica di Belluno, che di questioni di mafia se ne intende, fu lui a seguire il maxiprocesso alla banda del Brenta, la Mafia del Nord.
Giovanni FASANELLA è nato a San Fele in provincia di Potenza. Ha lavorato al quotidiano l’ Unità dal 1975 al 1987; prima nella redazione di Torino, dove negli anni di piombo si è occupato di terrorismo; poi, dall’aprile 1984, in quella romana, come resocontista parlamentare e notista politico. Nel gennaio 1988 è passato al settimanale Panorama, di cui è stato quirinalista all’ epoca della Presidenza di Francesco Cossiga e redattore parlamentare. Nel novembre dello scorso anno ha lasciato il settimanale per dedicarsi esclusivamente ai libri, al cinema e alla televisione. Esperto di giornalismo investigativo, è autore di molti lavori sulla storia invisibile italiana del dopoguerra (alcuni tradotti all’ estero), è anche sceneggiatore e documentarista.
Francesco Saverio PAVONE è nato a Taranto, si è laureato in giurisprudenza all’ Università di Bari e ha svolto tutta la sua carriera di magistrato, ricoprendo le varie funzioni, a Venezia; dal gennaio 2013 è a Belluno quale Procuratore della Repubblica presso il Tribunale. Si è occupato sempre, tranne che per brevi periodi, di funzioni inquirenti; non solo di indagini relative a fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso “nostrano”, ma anche di associazioni a delinquere straniere quali mafia nigeriana, russa, albanese e cinese attive nel traffico di stupefacenti, riciclaggio di denaro provento di delitti, e, nella riduzione in schiavitù di giovani donne dal set europeo per avviarle alla prostituzione. Tra i procedimenti trattati dal dott. Pavone vanno ricordati in particolare quelli legati alla c.d. Mafia del Brenta, associazione criminale capeggiata da Felice Maniero del tutto debellata con la condanna definitiva di tutti i suoi affiliati. Da sottolineare che questa indagine fu con- dotta senza la presenza di collaboratori di giustizia. Al nome del dott. Pavone è legata un’ altra importante indagine relativa a un’ organizzazione criminale che aveva portato a termine trenta sequestri di persona a scopo di estorsione, i cui componenti circa ottanta, furono tutti condannati. Nel corso delle sue attività il dotto Pavone ha collaborato con autorità di polizia e giudiziarie di molti paesi tra cui Francia, Svizzera, Germania, Bulgaria, Romania, ex Jugoslavia, Israele, Marocco, Argentina e Olanda.
Conduce l’ incontro:
Franco TOSOLINI, nato a Udine, si è laureato in Scienze Politiche all’Università Cattolica di Milano con una tesi su Gladio. Ricercatore storico per passione, è anche autore di articoli sulla storia locale del Friuli e sullo alpinismo. Vive e lavora a Milano.
Concludendo, vi ricordo che ci si può iscrivere a Liberal per il 2014 e che le iscrizioni sono il sostegno per l’ organizzazione di questi Grandi Incontri.
Infine richiamo la vostra attenzione sulle opere pittoriche esposte: alla vostra destra “Valentina” di Attilio Graffino e a sinistra “La grazia” di Sandra Andreetta.
Grazie.
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Articolo Giornale post-incontro
da il Gazzettino di Belluno – domenica 23 febbraio 2014
Biblioteca
“La verità che la magistratura non può accertare”. Perché questo sottotitolo?
Perché la magistratura per sua natura può solo scoprire e punire i colpevoli di reati e non è in grado di ricostruire i contesti storici, culturali, sociali e perfino geopolitici dentro i quali si è sviluppato il fenomeno mafioso. Lo dimostra il caso dell’omicidio di Paolo Borsellino, un processo con 11 condannati definitivi del tutto azzerato perché costruito solo sulle dichiarazioni di un pentito che aveva detto falsità.
Video by Siro
Le Foto dell’incontro