Sabato 24 gennaio 2015 alle ore 17.30 al teatro del Centro Giovanni 23mo in piazza Piloni di Belluno, per I grandi incontri di Liberal, organizzati dall’omonima associazione presieduta da Rosalba Schenal, ritorna Davide Giacalone con il suo nuovo libro. Nell’intervista che segue, l’autore anticipa alcuni temi che tratterà all’appuntamento di sabato.
Nel 2009 con “Good morning Italia!” aveva strigliato l’Italia, un Paese che definì “addormentato da troppo tempo in un immobilismo nato con Tangentopoli”. Oggi nel suo ultimo lavoro “Senza paura – Per non perdere il bello di un mondo migliore” va a colpire quelle che lei definisce le “paure collettive” degli italiani, come gli Ogm. Non è ancora prematuro assolvere con formula piena la manipolazione genetica senza disporre del quadro generale sul lungo termine? Non dimentichiamo gli effetti dell’amianto a Casale Monferrato e della chimica a Marghera.
“Mi verrebbe da risponderle come fece Maynard Keynes, il più grande economista del secolo scorso, a chi gli chiedeva previsioni economiche di lungo termine: nel lungo termine saremo tutti morti. Ma è piuttosto macabro, considerato anche il tema. Qui non si tratta di assolvere o condannare, ma di fare i conti con la realtà: più dell’80% del mangime con cui nutriamo gli animali allevati, dentro i confini nazionali, è composto da Ogm. Fuori dai confini la percentuale è più alta. Questo vuol dire che già da tempo, e massicciamente, mangiamo Ogm. Non si tratta di fidarsi ciecamente, ma di capire che se non si usano e rendono economicamente convenienti gli Ogm prodotti da noi automaticamente si mette fuori gioco la ricerca, che emigra altrove. Con questo non solo ci impoveriamo seccamente, ma perdiamo capacità di controllo anche sugli aspetti relativi alla sicurezza e alla salute. Si tratta di un doppio e grave errore.
Sulle nostre tavole di non Ogm arriva pochissima roba. Ma proprio poca. Il problema da affrontarsi, allora, non è dire sì o no a quel che già accade, ma di stabilire se intendiamo dipendere a vita dalle multinazionali dell’Ogm. Scelta che mi sembrerebbe davvero poco saggia.
Infine: sa qual è l’alternativa praticata agli Ogm? L’uso massiccio degli insetticidi. Che poi mangiamo. Certo che lo sviluppo ha una storia in cui ci sono anche pagine velenose. Ma la chimica resta un settore fondamentale, non solo dell’economia, ma anche dell’ambiente.
Mentre l’amianto c’è bastato conoscerlo per evitarlo. Dove non lo si è fatto tempestivamente non si tratta di storia industriale, ma di storia criminale”.
Le “paure collettive” non potrebbero essere invece interpretate come una maggiore attenzione all’ambiente e alla salute da parte del pubblico di consumatori?
“La paura di affogare o di cadere si rivela utilissima, in mare e in montagna. La paura del mare e della montagna, invece, non sono solo inutili, sono anche rivelatrici di fobie irrazionali e insostenibili”.
Qual è la sua opinione sulle coltivazioni biologiche?
“I consumatori che comprano prodotti “biologici” pagandoli di più, dovrebbero sperimentare in proprio la coltivazione di qualche pomodoro, o dell¹alloro, o anche solo di qualche fiore. Scopriranno in fretta che senza l¹aiuto di fertilizzanti e insetticidi nei loro vasi resta poco di bello e commestibile. Con il che, forse, guarderebbero in modo più attento e critico il reclamizzato “iologico”. Non vorrei, però, dare un’impressione sbagliata: la ricerca serve proprio rendere migliore l’ecosistema e a inquinarlo di meno. Mica il contrario. Io amo la natura. Meno le prese in giro”.
Il suo libro è ispirato all’ottimismo, nonostante la recessione economica che non molla, i taglia gole dell’Isis, il recente attentato di Parigi. Altri scrittori e saggisti hanno scritto della vecchia Europa in declino paragonandola alla caduta dell’Impero romano. Cosa avvalora la sua tesi?
“Del declino dell’occidente si parla (pensi a Spengler) fin dall’inizio del secolo scorso. Con scarso successo, fortunatamente. Invito tutti a riflettere su due dati:
A) i flussi migratori si riversano nel nostro mondo perché qui cercano più benessere, più libertà e più sicurezza;
B) il mondo non ha mai smesso di crescere, anche in questi anni che per noi sono di recessione.
Se guardassimo questi dati con meno tremore e più realismo ci accorgeremmo che il sistema vincente siamo noi, occidente democratico. Senza che vi sia possibilità alcuna di dominazioni islamiche (ma questo è un tema diverso, che esula dalla sua domanda e che spero affronteremo, nella serata di Belluno). La nostra forza è grande. Il guaio è che consideriamo irrinunciabili i nostri punti di debolezza. Che ci sono, eccome. Ed è la paura a spingerci a non mollarli. Come l’individuo terrorizzato cui s¹ammollano le gambe e non riesce più a scappare dal pericolo: alla fine è lui stesso a causare la propria fine. Ma non accadrà. Ne stia certo”.
Ritorniamo all’attentato alla redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo. Nel medioevo rappresentato da Umberto Eco con Il nome della rosa, il cristianesimo difendeva i suoi dogmi uccidendo i frati che leggevano testi ironici e attraverso l’Inquisizione. Oggi i califfati difendono il loro potere seminando terrore. In entrambi i casi la religione è solo un mezzo utilizzato dal potere. Condivide questa ricostruzione?
“Fino a un certo punto. Non ho vincoli di fede, e questo mi aiuta a guardare le cose con meno coinvolgimento. La religione, come le ideologie, ha in sé forza di potere, ma lo strumento fraudolentemente usato dal potere non è la religione, bensì l’ignoranza e la superstizione. Il discorso sarebbe lungo, ma ci sono differenze strutturali fra le tre religioni monoteiste, date dal tempo in cui si sono strutturate e dalla pluralità, o meno, delle fonti che usano. Noi, nella cristianità, abbiamo imparato a discuterne e abbiamo dato vita al nostro prodotto migliore: lo Stato laico, casa di tutti, credenti e non credenti. Questa è la nostra superiorità. Detto ciò, Giovanni Paolo II ancora chiedeva scusa per il processo a Galileo, come per altri episodi di violenza ascrivibili alla chiesa. Sono cose lontane nel tempo, ma è bene che quel bisogno di critica e autocritica sia ancora avvertito. Si può chiedere ai mussulmani, la cui libertà e sicurezza è per noi un dovere che abbiamo non solo verso di loro, ma prima ancora verso noi stessi, si può chiedere la stessa cosa circa quel che accade oggi? Credo di sì, proprio in omaggio alla non discriminazione”.
Cosa pensa delle varie teorie complottiste che girano sui social network. Ad esempio l’introduzione dell’euro per svalutare il lavoro e aumentare i profitti dei padroni del vapore. Oppure il piano segreto di ripopolamento dell’Italia attraverso gli immigrati.
“La storia è piena di fantasie similari. Non ce ne è una che abbia colto nel segno, né una che abbia portato del bene. Il complottismo è un modello così ottuso da finire con lo screditare quel che, invece, può essere assai utile: il retroscena. Che spesso si vede già sulla scena, se solo si aguzza la vista. Ed è un modello così adattabile a tutto che ci vuole niente a rivolgerlo contro chi lo usa. In pratica: non serve a nulla. L’euro non ha ancora vinto la sua partita con la storia. L’avere usato canoni sciocchi, come l’adulazione sentimentale o l’avversità disinformata, ci ha portato a pagare prezzi molto alti. E se c’è, come c’è, un difetto strutturale nella sua costruzione, che va corretto, si deve anche dire che i guai peggiori hanno origine italoitaliota. Ragioneremo di numeri e di cose reali, come cerco di fare nel libro, giacché l’atteggiamento razionale è di chi si pone la seguente domanda: cosa devo fare per rendere migliore la mia storia? Non quello di chi si pone un quesito ozioso e destinato a risposte brutali: come faccio a uscire dalla mia stessa storia?”
Davide Giacalone (Livorno, 24 maggio 1959) Nato da una famiglia di origine marsalese, è un politico, giornalista e scrittore italiano. Dal 1980 al 1986 è stato segretario nazionale della Federazione giovanile repubblicana, dal 1981 al 1982 è stato capo della Segreteria del presidente del Consiglio dei ministri, Giovanni Spadolini. Dal 1987 al 1991 è stato consigliere del ministro delle Poste e delle telecomunicazioni Oscar Mammì. E’ stato consigliere d’amministrazione e membro del comitato esecutivo delle società Sip, Italcable e Telespazio. Dal maggio 2010 al novembre 2011 è stato presidente dell’Agenzia per la diffusione delle tecnologie dell’innovazione, dipendente dalla presidenza del Consiglio. Dal 1979 ha collaborato con Vincenzo Muccioli a San Patrignano. Dal 1985 è giornalista pubblicista e scrive su Libero e su il Tempo. E’ conduttore della rassegna stampa quotidiana, su RTL 102.5.