Sabato 16 dicembre ritorna l’appuntamento con I grandi incontri di Liberal Belluno.
Al Teatro del Centro Giovanni 23mo con inizio alle ore 17.30 sarà presente Giancarlo Perna, giornalista, scrittore e anche avvocato, per la presentazione del suo libro “Cento vite con il punto interrogativo”. Lo abbiamo contattato per una breve intervista.
Dottor Perna, lei ha esercitato la professione di avvocato per una decina d’anni prima di passare al giornalismo. La querela per diffamazione è una minaccia non indifferente per giornali e giornalisti. Come arginare il fenomeno?
“Si parla da anni di limitare con legge i danni che le querele provocano alla stampa. Ci sono però troppi avvocati in Parlamento che guadagnano lautamente difendendo i giornali nelle cause di diffamazione. Ergo: non legifereranno mai contro i propri interessi”.
Cosa pensa delle querele cosiddette temerarie tese solo a intimorire e imbavagliare la stampa?
“Oggi il querelante che perde non rischia niente. Ci sono poi categorie che non perdono mai, o col contagocce. Una per tutte, i magistrati, che sono giudicati dai loro colleghi. Questi non corrono il rischio della querela temeraria. Nessun giudice la dichiarerebbe. Cane non mangia cane.
Nei paesi anglosassoni esiste un deterrente efficace, chi perde la causa, può essere condannato dal giudice al risarcimento di una somma multipla di quella richiesta dal querelante. Lei cosa propone?
“Obbligare l’offeso, prima di presentare querela, a spedire al giornale una lettera con le sue ragioni. È il solo modo di difendere il proprio onore di fronte ai lettori e inchiodare il giornalista, eventualmente in errore. Quelli che prescindono da questo passaggio se ne infischiano della reputazione: puntano solo ai soldi”.
Quale delle persone da lei ritratte ha apprezzato di più il profilo e quale invece non ha digerito i toni?
“Anche chi non apprezza e mi toglie per qualche tempo il saluto me lo restituisce sorridente quando esce il ritratto del suo avversario e relativi difetti”.
Potendo ricominciare, tornerebbe a fare l’avvocato o il giornalista?
“Bè, avendo fatto entrambi, forse sceglierei altro”.
E rispondendo invece alla domanda?
“Rifarei il giornalista. È un mestiere che costringe a ragionare in fretta e a tenere conto dei diversi punti di vista. Non c’è rischio di annoiarsi”.
Roberto De Nart
Presentazione a cura di Rosalba Schenal
Signore e signori buonasera e benvenuti.
Da parecchio tempo leggo con vero interesse e piacere, come molti dei presenti, i famosi ritratti alla Perna.
Ritratti di donne e uomini conosciuti, del presente e del passato, che raccontano verità normalmente risapute, ma solo sussurrate.
Questa sera ascolteremo molte di queste verità dalla viva voce dell’Autore. Grazie dottor Perna.
GIANCARLO PERNA dopo la laurea in Giurisprudenza fa per quasi 10 anni l’avvocato civilista a Roma in alcuni grandi studi, quando sta per diventare socio in uno di questi, a 33 anni lascia la professione forense per dedicarsi al giornalismo, la sua vera passione.
Prima all’Agenzia ANSA come cronista parlamentare, poi nel 1983 passa al Giornale di Indro Montanelli, dove continua ad occuparsi di politica.
Nel 1988 diventa inviato all’Europeo, poi a Epoca ed infine a Panorama.
Continua per 31 anni a collaborare anche con il Giornale con i vari direttori succedutisi, nel 2014 passa a Libero e infine lo scorso anno a La Verità.
Negli anni pubblica parecchi libri, questa sera proponiamo “ Cento vite col punto interrogativo “ sono cento ritratti di personaggi vissuti tra il 1600 e il 1900 e “ Storia d’Italia in un’ora “.
Conduce Daniela De Donà.
Espongono:
Nicola Comiotto “ Rosse ciliegie “ e “ Paesaggio “
Sandra Andreetta “ Allegria nei prati “
Infine vi ricordo che sono aperte le iscrizioni a Liberal per il 2018 e porgo a tutti i migliori auguri di buon Natale.
Giancarlo Perna giornalista scrittore e Rosalba Schenal presidente di Liberal Belluno
Belluno 17 dicembre 2017 – “Renzi è un giovane capace, ma quando è stato attaccato dalla stampa ha mostrato un temperamento antipatico e ha smesso di ascoltare quello che dice la gente. Un po’ come Pannella quando chiedeva e otteneva dal governo ciò che aveva richiesto e poi, non contento, rilanciava. Berlusconi non ha fatto nulla e non farà nulla se dovesse ritornare”.
Ha iniziato così la carrellata di ritratti di uomini politici e personaggi celebri tratti dai suoi libri “Cento vite con il punto interrogativo” e “Chiaro Scuri” Giancarlo Perna, giornalista, scrittore, relatore sabato pomeriggio al Centro Giovanni 23mo di Belluno, alla rassegna culturale I Grandi incontri di Liberal Belluno, con moderatrice la giornalista Daniela De Donà.
“Mario Draghi, presidente della Bce, è l’italiano più potente al mondo. Considero Draghi una buona difesa per l’Italia se rimane fuori dall’Italia. Perché se diventasse uomo di governo sarebbe un rigorista, un Monti-bis, e l’Italia non ha bisogno di economisti al governo, ma di bravi politici. Con la politica del rigore rischieremo la fine della Grecia. Quello che conta per l’affidabilità dell’Italia è il pagamento del debito alla scadenza”.
Del nuovo, Di Maio e Salvini, Perna prende le distanze “Non affiderei né a uno né a l’altro l’Italia”.
“Soffriamo della carenza di politica – prosegue Perna – l’ultimo politico vero è stato Craxi”.
Nel 1992 Soros, finanziare americano di origini ungheresi con un patrimonio da 14 miliardi di dollari, provoca la svalutazione del 30% della lira vendendo la nostra moneta allo scoperto per comprare dollari. Ciampi, governatore della Banca d’Italia, per sostenere il cambio è costretto a vendere 48 miliardi di dollari di riserve. Ma non basta ad evitare l’estromissione della lira dal sistema monetario europeo. “In quei giorni, era il 14-15 settembre del 1992 mi trovavo a Berlino – racconta Perna – c’erano Craxi, Occhetto e Vizzini, si discuteva dell’entrata dei comunisti nel filone socialista. Ebbene, quando arriva la notizia del crollo della lira Occhetto e Vizzini impallidiscono e tremano, preoccupati del conto dell’albergo da pagare. Solo Craxi si dà da fare attaccandosi al telefono per cercare di risolvere il problema”.
“Andreotti, uomo dalle 7 vite, imperturbabile e fatalista, come politico è sempre stato un disastro. Spadolini, uomo di grande cultura, non si è distinto particolarmente nell’azione di governo. Dopo la sua morte è stato dimenticato da tutti. Sotto il suo mandato con ministro del Tesoro Andreatta è stato fatto il divorzio tra Banca d’Italia e governo. Prima la Banca d’Italia comprava il debito emettendo moneta, facendo così salire l’inflazione. Con la separazione questo non era più possibile e da lì inizia il grande debito pubblico. Siamo passati dalla padella dell’inflazione alla brace del debito pubblico”.
“La Boldrini ha un’idea dell’Italia tutta sua, considera la Penisola una grande piattaforma di attracco per i barconi dei migranti”.
“Abbiamo politici, insomma, che anziché ascoltare il popolo, sono lì per affermare la loro personalità. Politici sordi, inaccettabili”.
“Roberta Pinotti, ministro della Difesa, il suo nome girava quale candidata alla presidenza della Repubblica dopo Napolitano, è benvoluta dal mondo militare, a differenza del suo predecessore La Russa, tremendamente ondivago, insopportabile per i militari. Tra le donne importanti nella politica sicuramente Rosy Bindi, di grande temperamento e proprio per questo considerata antipatica, ma l’unica ancora in sella. La Bonino è una rappresentante dell’Europeismo, dei grandi gruppi di interessi, dei Soros, del globalismo elitario che cerca di cambiare i connotati alle nazioni. Dichiarò che l’Europa avrà bisogno di 50 milioni di immigrati entro il 2050. Sostenne il Tribunale dell’Aja, che finora ha solo condannato europei. Gli americani arrestano e consegnano gli imputati a questo tribunale che loro stessi non riconoscono”.
“Gad Lerner, un bravo giornalista, fece il barbone per 15 giorni e poi scrisse il pezzo. Non sta simpatico, ma a lui non importa nulla. Montanelli, infinitamente più simpatico, un grande direttore. Dei politici con lui potevi scrivere quello che volevi. Mi fermò solo un articolo sui burocrati. ‘I burocrati – mi disse – sono la spina dorsale del Paese, la stampella dell’Italia, non li possiamo attaccare’. Il giorno dopo scrisse lui l’articolo come io avrei dovuto scriverlo, cosa che nessun direttore di giornale si prende la briga di fare. Nella sua cameretta alla sede de Il Giornale aveva il busto di Stalin…perché – diceva – aveva ucciso più comunisti lui che tutti gli altri”.
“Gianni Agnelli “l’avvocato”, un imprenditore mediocre, che assecondò il potere della Dc e per la pace sindacale avallò la scala mobile che produsse nuova inflazione”.
“Pertini era una meraviglia per i cronisti, gli facevi qualsiasi domanda e uscivano dei pezzi formidabili. Da presidente non fece errori particolari ed era amato dagli italiani. Cossiga, nella parte finale del suo mandato temeva di fare la fine di Leone. E allora si difese attaccando, e iniziò ad esternare e picconare. In veste di presidente del Consiglio superiore della magistratura mandò i carabinieri fuori del Palazzo dei Marescialli pronti a intervenire qualora gli alti magistrati avessero voluto avviare una discussione politica che non competeva loro”. Era successo che Craxi aveva sollecitato la definizione del caso Tobagi, il giornalista scrittore ucciso nel 1980 da un gruppo dell’estrema sinistra e Cossiga non voleva pressioni del Csm su una questione essenzialmente politica.
“Scalfaro, spiritosissimo nelle assemblee parlamentari e odioso come presidente della Repubblica. Non sopportava Berlusconi. Ciampi, ricordato per aver riportato l’amor patrio, l’orgoglio d’essere italiani. Napolitano, a lui viene attribuita la responsabilità di aver esautorato la politica dopo la caduta di Berlusconi nella scelta dei successivi presidenti del Consiglio. Mattarella, un presidente nella media, salvo le banalità che dice”.
IL LIBRO
Descrizione
Giancarlo Perna, giornalista e scrittore, racconta la storia d’Italia partendo dalla fatidica data del 1861 e arrivando ai giorni nostri. L’obiettivo è quello di esaurire l’argomento in un’ora di lettura, ma senza tralasciare dettagli e curiosità, anzi restituendoci immagini vive di quello che sono stati questi centocinquant’anni d’Italia e dei suoi protagonisti: da Cavour a De Gasperi fino a Matteo Renzi.