Perche’ il nucleare in Italia
Franco Battaglia
professore di Chimica Ambientale Università di Modena
Ugo Spezia
Diploma di maturità conseguito nel 1974 presso l’ “Enrico Fermi” di Frascati (RM) con la votazione di 60/60.
–Laurea in Ingegneria nucleare, indirizzo impiantistico-meccanico, conseguita nel 1981 presso l’Università di Roma “La Sapienza” con la votazione di 110 e lode.
Dirigente d’azienda industriale (dal 01.07.2003).
–Responsabile Area Project Control Progetto Sicurezza, SOGIN SpA, Società Gestione Impianti Nucleari (dal febbraio 2008).
da “” ENERGIA NUCLEARE ? SI, PER FAVORE …. “” (Ed. 21° Secolo)
di Franco Battaglia
1. E’ l’ unica in grado di competere con i combustibili fossili.
2. Produce calore che viene poi trasformato – esattamente come avviene negli impianti a gas o a carbone – in energia elettrica.
3. A parità di massa impiegata, dal combustibile nucleare si ottiene, per fissione, un milione di volte più energia che dalla combustione di un combustibile fossile.
4. E’ una fonte d’ elettricità della quale non possiamo fare a meno: tutto il mondo industrializzato se ne serve (inclusa l’ Italia, che ne ha fatto un nuovo bene d’ importazione).
5. Dispone di combustibile per almeno 10.000 anni.
6. Prendendosi cura dei rifiuti che genera più e meglio di ogni altra attività umana. E’ l’ attività umana più rispettosa dell’ ambiente che ci sia.
< I rischi del nucleare >
Il rischio è una probabilità: è la probabilità che un pericolo si tramuti in danno. Il rischio – zero non esiste. Non foss’altro perché non possiamo eliminare l’ errore umano: l’ unico modo che conosco per eliminare l’ errore umano è eliminare gli uomini. E allora, senza farci abbindolare dai mercanti di terrore, come possiamo valutare – senza sottovalutare – i rischi dalla produzione elettrica da nucleare ? E’ evidente che di domande del tipo <<cosa accadrebbe se … ? >> potremmo porcene all’ infinito: ci limiteremo a considerare le più plausibili, ma anche alcune di quelle poco plausibili, che considereremo ugualmente solo perché particolarmente popolari. Inoltre, anziché attardarci in speculazioni sui rischi, cercheremo di attenerci ai fatti, visto che sono ormai 60 anni che il mondo produce energia elettrica col nucleare …
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da “”ITALIA NUCLEARE – dalla pila di Fermi al dissesto energetico”” (Ed. 21° Secolo)
di Ugo Spezia
Le indecisioni che hanno caratterizzato lo sviluppo dell’ energia nucleare in Italia hanno finito col penalizzare gravemente l’ evoluzione del sistema energetico del Paese fino a portarlo all’attuale situazione di dissesto economico: 60 miliardi di euro è la somma complessiva che nel 2008 l’ Italia ha pagato all’estero per l’ importazione di fonti energetiche, mentre le famiglie e le imprese italiane pagano il chilowattora più caro del mondo. I ripensamenti che hanno finito con l’ azzerare il sistema nucleare italiano, vanificando ingenti investimenti in tecnologia, know-how e capitale umano, sono ripercorsi attraverso la cronistoria degli avvenmenti che si sono succeduti dall’immediato dopoguerra ad oggi: l’ avvio e lo sviluppo delle iniziative industriali, con la nascita del CISE e la realizzazione delle prime tre centrali nucleari; la creazione del CNRN e la progressiva dispersione degli obiettivi della ricerca; la nazionalizzazione dell’ industria elettrica e il “caso Ippolito”; le corruttele legate al business del petrolio e i fallimenti della pianificazione energetica; la nascita del movimento antinucleare, la demagogia e l’ abdicazione della politica; la cancellazione dei programmi nucleari, il disinteresse e l’ abbandono di ogni forma di governo del settore energetico. Un insieme impressionante di errori dai quali oggi è indispensabile ripartire con consapevolezza per ricostruire su nuove basi l’ equilibrio energetico del Paese.