Omicidi seriali
Carlo Bui
direttore Unita’ Analisi Crimine Violento della Polizia di Stato
da “” IL GAZZETTINO “” di venerdì 3 febbraio 2006 a cura di Ugo Pollesel
<< IL CACCIATORE DEI SERIAL KILLER >>
Carlo Bui: << Ci sono stati alcuni casi che hanno fatto scalpore, ma non è un fenomeno in aumento >>
<< Non è vero che il fenomeno dei serial killer in Italia è in aumento, anche se ci sono stati alcuni casi che hanno fatto clamore >>.
A parlare è Carlo Bui, primo dirigente della Polizia di Stato, ma soprattutto direttore dell’ UACV l’ Unità di analisi crimine violento che in questi anni ha affrontato tutti i più famosi casi di omicidio italiani.
Bresciano, 46 anni, Bui è diventato famoso al grande pubblico per la sua partecipazione a numerosi programmi televisivi ( Porta a porta su tutti ) proprio su alcuni di questi omicidi. In realtà, si tratta di uno dei maggiori esperti europei del settore, con una sfilza impressionante di titoli ( dalla docenza alla scuola superiore di Polizia all’ insegnamento a diversi corsi di analisi criminale in alcune università ), invitato un po’ ovunque si organizzino convegni sul tema. Domani sarà a Belluno, nella sala Muccin del Centro Giovanni XXIII ( alle 17 ) invitato da Liberal per parlare anche, ma non solo, proprio dei serial killer. Dottor Bui, la percezione attraverso i mass media, però, è che questo tipo di criminalità sia in crescita.
Non è che il clamore suscitato da giornali e Tv in qualche modo possa stimolare questi squilibrati ?
<< Beh, intanto non mi pare sia così. E poi non credo che ci sia una responsabilità dei mass media. Ci sono stati alcuni casi, ma non così tanti, in fondo. E, in ogni caso, non penso che uno diventi un serial killer guardando la Tv o leggendo i giornali >>.
Si tratta sempre di un malato di mente ?
<< La malattia mentale è una definizione troppo generica. Una persona può essere capace di intendere e di volere, e quindi di distinguere tra il bene e il male, anche se evidentemente ha qualche problema psichiatrico. Persone, cioé, che sanno perfettamente che stanno facendo il male, ma che lo fanno lo stesso. E per questo sono comunque punibili >>.
Le forze dell’ ordine italiane sono adeguatamente attrezzate, da un punto di vista tecnologico, di fronte a questa criminalità ?
<< Anzi, direi che siamo leader in Europa, dove siamo considerati ottimamente. Per quel che riguarda l’ analisi criminale siamo un centro di eccellenza di Europol. E’ sufficiente visitare la nostra modernissima sede di Roma, che per certi versi è fantascientifica. Direi che quanto si vede in tv, in telefilm come CSI, è praticamente la realtà italiana >>.
Torniamo ai serial killer. E’ possibile in qualche modo prevenirli ?
<< Paradossalmente, gli omicidi più semplici sono quelli più difficili. L’ assassino di una prostituta, ad esempio, è complicatissimo da individuare. Un omicida seriale, invece, anche se può sembrare il contrario, prima o poi lascia una traccia, degli indizi. Il problema è semmai la lotta contro il tempo, ma alla fine vengono individuati e presi >>.
<< Diverso il discorso sulla prevenzione. Prima di tutto perché sono pochissimi, come detto. Poi perché nella vita normale hanno comportamenti irreprensibili. L’ omicida seriale italiano non lancia segnali preventivi così chiari, come accade magari negli USA. In Europa esiste una rete di protezione sociale per cui i casi di disagio evidenti vengono intercettati quasi sempre prima che degenerino >>.
Un capitolo a parte meritano gli omicidi maturati in ambito familiare. Recentemente anche la provincia di Belluno è stata scossa da una tragedia di questo tipo. Che attenzione dedicare loro ?
<< In realtà, questo tipo di criminalità matura quasi sempre in un ambito ben definito e molto chiaro, in cui il responsabile non tenta neppure di nascondersi. Per questa ragione noi li registriamo, ma molto raramente si tratta di casi che meritano un’ analisi particolare da parte nostra >>.
Apri la mente a quel ch’ io ti paleso
e fermalvi entro; chè non fa scienza,
senza lo ritenere, avere inteso.
Dante Alighieri
La realtà italiana: l’ Unità per l’ Analisi del Crimine Violento ( UACV )
LA NASCITA DELL’ UACV
Nel 1994, sulla base della forte crescita di omicidi seriali o senza apparente movente, anche in Italia si ritenne opportuno che la Polizia di Stato, nell’ambito dei propri compiti istituzionali di prevenzione del reato e di tutela della pubblica sicurezza, affrontasse questo fenomeno sul nascere, per prevenire una sua concreta espansione sul territorio. A tale proposito l’ attuale Capo della Polizia, Prefetto Gianni De Gennaro, all’epoca Direttore Centrale della Polizia Criminale, diede incarico al servizio di Polizia Scientifica di intraprendere uno studio per la realizzazione di una struttura specializzata nell’ analisi del crimine violento, che potesse fungere da supporto all’attività degli organismi investigativi nei casi di delitti di particolare efferatezza e senza apparente movente.
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di Carlo Bui
dal libro ” Criminal profiling ” Dall’ analisi della scena del delitt0 al profilo psicologico del criminale
(Ed. Psicologia – Mc Graw – Hill)