L’INTELLIGENCE MILITARE BRITANNICA E MUSSOLINI
Giovanni Fasanella Giornalista, ricercatore e scrittore | Franco Tosolini Ricercatore storico |
Locandina dell’incontro
Articolo Giornale pre-incontro
Presentazione a cura di Rosalba Schenal
Signore e signori buonasera.
Un cordiale bentornato e un vivo ringraziamento per l’affezione e l’amicizia, nei nostri confronti, a Giovanni Fasanella, giornalista, scrittore, scrupoloso ricercatore e onesto autore di interessantissimi libri sulla storia segreta italiana del Novecento.
Questa sera presenta la sua ultima ricerca negli archivi inglesi. Per la prima volta l’archivio privato completo del capo dei Servizi inglesi in Italia.
Conduce Franco Tosolini che ringrazio per la costante disponibilità e l’ottima preparazione, lo rivedremo ad ottobre.
Espongono i pittori:
Desislava Nedkova e Nicola Comiotto.
Grazie.
Articolo Giornale post-incontro
BELLUNOPRESS
Nero di Londra. Giovanni Fasanella a Belluno racconta dell’agente britannico “The Count” all’anagrafe Benito Mussolini
Potete essere di sinistra, oppure convinti nostalgici di “quando c’era lui”, ma quello che ha detto Giovanni Fasanella, giornalista scrittore, questa sera ai Grandi incontri di Liberal Belluno durante la presentazione del suo ultimo libro scritto con Mario José Cereghino “Nero di Londra”, non può non farvi riflettere sulla nostra storia del secolo scorso. Soprattutto perché le fonti da lui citate sono attendibili; si tratta infatti dell’archivio di Sir Samuel John Gurney Hoare (Londra, 24 febbraio 1880 – Londra, 7 maggio 1959), conservate nella biblioteca dell’Università di Cambridge, desecretate nel 2001 senza che nessuno se ne accorgesse fino al 2009 quando la notizia viene ripresa dal quotidiano inglese The Guardian.
Sir Samuel Hoare è stato un personaggio influente della politica estera britannica, uomo dei servizi militari inglesi, capo del DMI Directorate of Military Intelligence. Discendente da una famiglia di banchieri di origine irlandese, diventa ufficiale dell’Esercito, ai primi del ‘900 entra nel partito dei Conservatori con gli “Irriducibili” (“Die Hard”) e tra il 1908 e il 1910 organizza squadracce violente che distruggono redazioni di giornali e sedi di partiti, intimidendo gli avversari politici per combattere i liberali e i laburisti che erano favoriti alle elezioni del 1910. Insomma, il prototipo della strategia della tensione, basata su una propaganda ossessiva e azioni intimidatorie. Nel 1917 nella Russia zarista alleata agli inglesi, gli viene affidato l’incarico di eliminare Rasputin, figura molto influente sulla coppia imperiale Nicola II di Russia e Aleksandra, perché spingeva a rompere l’alleanza con la Gran Bretagna. Fatto uccidere Rasputin, a Sir Samuel Hoare viene affidata una nuova missione a Roma, perché si temeva che l’Italia nel 1917 dopo la disfatta di Caporetto volesse trattare una pace separata e quindi uscire dall’alleanza con la Gran Bretagna. Ossia assecondare il disegno di Giolitti. Bisognava fermare il liberale Giovanni Giolitti, per evitare che si accordasse con la Francia e anch’essa uscisse dalla guerra, lasciando la Triplice alleanza. A quel punto gli imperi centrali non avrebbero avuto ostacoli e probabilmente il grande impero coloniale inglese si sarebbe frantumato. Benito Mussolini era già a libro paga dei servizi segreti inglesi dal 1917 dai quali percepiva 100 sterline a settimana. Ma prima ancora era stato finanziato dai francesi per uscire dal Partito socialista e sostenere l’ingresso nella Prima guerra mondiale dell’Italia a fianco della Gran Bretagna e Francia. Mussolini era un buon oratore e viene ritenuto l’uomo ideale per la causa inglese. Sir Hoare incontra Mussolini a Roma e da quel momento il budget per sostenere il futuro duce diventa illimitato e non tracciabile. Mussolini diventa a tutti gli effetti un agente britannico, nome in codice “The Count” probabilmente per la sua eleganza nel vestire. Agli inglesi, dunque, non era bastato che l’Italia fosse rimasta in guerra nel 1915/18 ora voleva un cambio di regime e Mussolini era l’uomo giusto per attuare The proget. Dopo la prima fase di Mussolini propagandista si va quindi alla seconda fase di Mussolini fascista con la Marcia su Roma. Nel 1919 le elezioni in Italia sono vinte dai socialisti. Ma tra il 1919 e il 1922 in Italia succede quello che era successo in Gran Bretagna tra il 1908 e il 1910 con le squadracce di Sir Hoare. Viene agitato il pericolo bolscevismo, succedono violenze e attentati anarchici. Giovanni Fasanella chiama in causa anche Francesco Saverio Nitti, che puntava a sostituire Giolitti e il suo amico Eugenio Chiesa, vicino agli ambienti anarchici. Inoltre c’è il viaggio a Londra dell’anarchico Enrico Malatesta, anticipato da Sir Hoare con la raccomandazione “non toccatelo”, dopodiché Malatesta arriverà in Italia a predicare l’insurrezione senza che gli sia torto un capello. Così il pericolo diventa credibile. Malatesta viene improvvisamente arrestato e rinchiuso nel carcere di Milano senza alcun capo d’imputazione, tant’è che inizia uno sciopero della fame. Sale la protesta, e così intervengono a reprimere i Fasci di combattimento, costituiti con i soldi inglesi da Mussolini nel 1919. La sera del 23 marzo 1921 al Teatro Diana di Milano scoppia una bomba che provoca 17 morti e oltre 70 feriti che individuerà negli anarchici i responsabili. E ancora due bombe a Foligno contro alcuni soldati d’artiglieria che provocarono tre morti e 15 feriti. Tutto questo portò a credere che fosse necessario un partito forte in grado di ristabilire l’ordine. Arriviamo alla Marcia su Roma. Alla vigilia del 28 ottobre 1922 i vertici del movimento fascista si trovano a Perugia in attesa del segnale definitivo per marciare sulla capitale. E chi li ospita? Romeo Adriano Gallenga Stuart, il liberale umbro agente britannico. Mentre il Re Vittorio Emanuele III tratta la continuità della monarchia in cambio di Mussolini premier. “I servizi dell’intelligence e la diplomazia di sua maestà hanno seguito la Marcia su Roma in tempo reale, minuto per minuto, dispensando utili consigli a ‘The Count’, ai capi delle forze armate, alla Guardia regia e, naturalmente, a Vittorio Emanuele III che evidentemente era d’accordo, altrimenti avrebbe potuto bloccare le camicie nere dal momento che la capitale era difesa da 28.400 soldati. C’è anche la questione dell’assassinio di Giacomo Matteotti, che pesa come un macigno. Il 10 giugno del 1924 Matteotti viene sequestrato e ucciso da una squadraccia fascista guidata da Amerigo Dumini, mentre si recava in Parlamento con i documenti per denunciare la corruzione della famiglia Mussolini e del Re per le tangenti della concessione petrolifera alla Sinclair Oil. Se Matteotti fosse riuscito a parlare, avrebbe messo in crisi la popolarità di Mussolini. Ebbene, i documenti di Matteotti spariscono e ricompaiono nel 1941 in Africa in casa di Dumini, dove agenti inglesi li recuperano e le fanno avere a Winston Churchill. Quei documenti potrebbero far saltare Mussolini, ma Churchill preferisce tenerli segreti, perché anche la Gran Bretagna non avrebbe fatto una bella figura. Secondo l’autore quelle carte si troverebbero negli archivi segreti della Naval Intelligence Division di Londra e in quelli del Federal Bureau of Investigation e del Dipartimento di Stato a Washington. C’è infine l’autore inglese Michael Mackintosh Foot che nel 1941 pubblica “I colpevoli” e nel 1943 “Processo a Mussolini” con prefazione di Orwell. Processo a Mussolini è una ricostruzione di fantasia del processo con imputato Mussolini il quale chiama in sua difesa come testimone Winston Churchill che il 20 gennaio del 1927, durante un discorso tenuto di fronte alla stampa italiana a Roma, presente lo stesso Mussolini, dichiarò: “Se fossi un italiano, sono sicuro che sarei stato con voi (Mussolini) con tutto il mio cuore, dall’inizio alla fine della trionfante lotta contro gli appetiti bestiali e le passioni del leninismo”. Orwell in prefazione si chiede “Perché processiamo Mussolini? Lui si è sempre mosso secondo le coordinate inglesi! L’unica sua colpa è quella di aver dichiarato guerra alla Gran Bretagna. Se lo condanniamo a morte diventa un martire. Potremo farlo fuggire con un conto titoli al portatore, ma potrebbe un giorno dire tutto. Meglio sarebbe che ad ammazzarlo fossero i suoi connazionali senza processo”… Sappiamo come finì Mussolini, giustiziato insieme a Claretta Petacci dal colonnello Valerio, al secolo lo sconosciuto ragionier Walter Audisio, di Alessandria, nel pomeriggio del 28 aprile 1945, poco dopo le ore 16, davanti al cancello di villa Belmonte, a Giulino di Mezzegra, Comune di Tremezzina, sul lago di Como. Anche se, per Luciano Garibaldi autore de “La pista inglese – Chi uccise Mussolini e la Petacci” : “L’autopsia della Petacci non fu eseguita: avrebbe rivelato che la morte era stata causata da due proiettili calibro 9, come risultò nel 1957, anno in cui furono esumati i resti di Claretta. Com’era possibile, se «Valerio» aveva sparato con un mitra Mas calibro 7,65? Il calibro 9 era invece quello delle Colt usate anche dagli agenti britannici della Special Force”.
(rdn)
IL LIBRO
Un’inchiesta dirompente per l’unicità documentale e la forza delle rivelazioni in merito al ruolo dei servizi britannici in sostegno a Mussolini e all’affermazione del fascismo.
“The Project”: è questo il nome che i servizi militari britannici danno al loro piano segretissimo per il controllo totale dell’Italia a partire dall’autunno 1917, subito dopo la catastrofe di Caporetto. L’artefice di quel progetto eversivo è il tenente colonnello Sir Samuel Hoare, il capo del Directorate of Military Intelligence (Dmi) nel nostro Paese. La sua è una missione al limite dell’impossibile: impedire che l’Italia esca dalla guerra contro gli imperi centrali e, al contempo, porre le premesse di un sistema occulto basato su gruppi di potere trasversali fedeli alla Corona dei Windsor, garantendo così gli interessi vitali dell’Impero britannico nel Mediterraneo e nel Vicino Oriente. Con l’assenso di Londra, dunque, Sir Hoare crea l’archetipo di un movimento politico e paramilitare che sfocia ben presto nei Fasci italiani di combattimento guidati da Benito Mussolini. È il prototipo della “strategia della tensione” come modello terroristico. Finanziato dal Secret Service sin dall’inizio del 1918 con il nome in codice di “The Count”, il futuro duce conquista il potere nell’ottobre 1922 e instaura un regime autoritario di massa che influenzerà lo scenario internazionale nel corso del Novecento. Grazie alle carte dell’archivio personale di Sir Samuel Hoare – declassificate nel 2001 e conservate nella biblioteca dell’Università di Cambridge, in Inghilterra -, Cereghino e Fasanella ricostruiscono in “Nero di Londra” una storia che, a cent’anni dalla Marcia su Roma, evidenzia per la prima volta le connessioni segrete tra Mussolini e i servizi d’intelligence di sua maestà, e le gravi responsabilità dell’establishment conservatore del Regno Unito. In vista del centenario della Marcia su Roma, un’inchiesta dirompente per l’unicità documentale e la forza delle rivelazioni in merito al ruolo dei servizi britannici in sostegno a Mussolini e all’affermazione del fascismo.
Video
Le Foto dell’incontro
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