Ordinario di semiotica del testo, vicedirettore alla ricerca – Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione Direttore – Circe (Centro interdipartimentale di Ricerca sulla comunicazione)
Coordinatore – Indirizzo in semiotica e media del dottorato in Lettere all’Università di Torino.
Lo abbiamo contattato per porgli alcune domande sullo Stato di Israele, i confini, l’antisemitismo e la recente risoluzione Onu che ha disconosciuto il legame tra ebrei e cristiani.
– Professor Volli, in un suo articolo pubblicato su Mappeser.com lei fa alcune considerazioni sulla frase di monsignor Giuseppe Germano Bernardini, arcivescovo di Izmir in Turchia: “Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo; grazie alle nostre leggi religiose vi domineremo”. E anche su quella riportata dal cardinale Oddi, attribuita a un noto capo di Stato islamico che gli disse: “Voi ci avete fermato a Lepanto nel 1571 e a Vienna nel 1683. Noi invaderemo l’Europa, senza colpo ferire, grazie alla vostra democrazia.” Ebbene, in Italia c’è un’opinion leader che invece non ritiene quello dell’immigrazione e quindi dell’Islam un problema reale e dunque apre alla costruzione di moschee in forza del principio della libertà di religione. Vi sono solo rare posizioni controcorrente, come quella di Magdi Allam e Mario Giordano che mettono in guardia sulle possibili conseguenze di questa islamizzazione.
Chi ha ragione?
Io sono assolutamente a favore della libertà di religione. Non vi è democrazia senza diritto a esprimere le proprie idee, la propria fede, la propria identità. E’ un pensiero oggi condiviso da tutti. I soli paesi in cui la libertà di religione non esiste sono quelli islamici. Provi a girare con una croce al collo in Arabia Saudita, a essere a Teheran un Ba’hai (una setta islamica dissidente che è nata un paio di secoli fa in Iran e che è duramente repressa), un cattolico in Pakistan o un ebreo nei territori amministrati dall’Autorità Palestinese. Si rischia la vita.
Quanto alle moschee, il discorso è più complesso. Perché non si tratta di qualcosa di simile alle nostre chiese, cioè di luoghi dedicati esclusivamente alle preghiere. Sono centri politici e sociali, in cui si diffonde non tanto una fede religiosa ma un’ideologia che incita alla guerra santa contro gli “infedeli”, cioè tutti coloro che non sono musulmani. Il risultato in questi anni si è visto largamente in Europa. Bisogna aggiungere che è largamente noto che in mezzo agli immigranti vi sono gruppi terroristi, che vengono in Europa per combatterci. Non bisogna confondere la libertà di religione con quella di praticare e propagandare il terrorismo, come negli anni Settanta non bisognava confondere la libertà di associazione politica con quella di organizzare la “lotta armata”.
– L’antisemitismo degli europei che lei percepisce è rappresentato dall’uomo qualunque che cammina per la strada, oppure dall’intellighenzia o parti dello Stato?
Vi è una tradizione europea dell’antisemitismo che risale ai tempi delle rivolte ebraiche contro il dominio romano in terra d’Israele (sotto Tito, Vespasiano, Adriano) e all’azione della Chiesa che combatteva la maggioranza del popolo ebraico che aveva rifiutato l’attribuzione a Gesù del ruolo di Messia e Figlio di Dio.
Sono passati quasi due millenni, vi sono stati periodi più duri e più tolleranti, ma non vi è stato quasi secolo senza persecuzioni, stragi, reclusioni, interdetti contro gli ebrei, per il semplice fatto di ostinarsi a sopravvivere come popolo, che doveva essere superato dal cristianesimo, dall’islam, dal marxismo… Sono pochissimi i teologi e i filosofi di tutte le tendenze che non abbiano predicato contro l’ebraismo. Questa storia infinita, piena di lutti non si è conclusa col genocidio nazista, ma prosegue.
Vi sono pregiudizi radicati nella mentalità collettiva, che per lo più oggi non si rivolgono ai singoli ebrei, che ormai in Europa sono molto pochi, ma allo stato di Israele. Come gli ebrei erano dipinti come un popolo abusivo, dannoso, “perfido”, così oggi si parla di Israele come qualcosa che non dovrebbe esistere. E le sue realizzazioni scientifiche, letterarie, industriali, economiche, non fanno cambiare idea agli antisemiti. Bisogna dire che dato che Israele è piuttosto lontano e la gente comune non si occupa di politica estera e inoltre gli ebrei in Italia sono molto pochi, tanto che la maggioranza dei cittadini non ne ha mai incontrato uno, l’antisemitismo attuale contro lo stato di Israele è più questione di élites politiche, giornalistiche e di militanti.– 70 anni fa, il 29 novembre 1947, l’Onu vota la risoluzione con la quale nasce lo Stato di Israele. Con 33 sì, 13 no, 10 astenuti (l’Italia non aveva diritto di voto) l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite stabilisce il piano di spartizione della Palestina con la creazione dello Stato arabo e di quello ebraico. Una decisione rifiutata da arabi e palestinesi che avvia una serie di conflitti mai cessati definitivamente. In Italia nessuno ha mai rivendicato territori come Istria e Dalmazia ceduti in forza del Trattato di Parigi del 10/02/1947. Cosa impedisce la stabilità e il rispetto dei confini in Palestina?
Quel che impedisce la pace è il rifiuto arabo di accettare uno stato ebraico in un territorio che considerano musulmano, dato che una volta l’hanno conquistato. La pace in Europa negli ultimi settant’anni è stata garantita dal fatto che per lo più si è smesso di cercare di modificare i confini con la forza, anche per ritornare a vecchie frontiere. Ogni eccezione (Ex Jugoslavia, Ucraina) ha portato a ferite che non si sono davvero chiuse. Il giorno in cui gli arabi accettassero i confini attuali come definitivi e si rassegnassero a convivere fianco a fianco con una popolazione non islamica, la pace sarebbe immediata.– Secondo quanto riportato dal sito israeliano Ynet, il viceministro israeliano Kara (Likud) avrebbe detto che “il terremoto è una punizione divina per l’astensione dell’Italia all’Unesco”. Lei cosa ne pensa?
Se i giornali hanno riferito le cose in maniera esatta, il viceministro in questione ha detto una sciocchezza colossale e dal mio punto di vista una bestemmia. Purtroppo gli imbecilli sono diffusi dappertutto, anche nel governo israeliano.
– Qualche giorno fa all’Unesco è stata votata una risoluzione in cui viene negato il legame millenario tra gli ebrei e i cristiani con i luoghi sacri di Gerusalemme. Il voto si è svolto a scrutinio segreto: 10 a favore, 2 contrari e 8 astenuti. Che significato ha questo voto?
E’ una delibera molto grave, il cui scopo è delegittimare la presenza ebraica, mostrare gli ebrei come invasori invece che come gli antichi abitanti di quelle terre. Dunque danneggia anche la pace: come si fa a riconciliarsi con invasori abusivi?
Il fatto è che la pretesa che Gerusalemme sia stata “musulmana dalla Creazione” va contro non solo la Bibbia e il Vangelo (se a Gerusalemme non c’era un Tempio, dove avrebbe predicato e da dove avrebbe cacciato i mercanti Gesù? dove avrebbe salvato l’adultera?).
Ci sono un’infinità di testimonianze storiche indipendenti, di ritrovamenti archeologici, c’è il buon senso: Maometto vive e fonda l’Islam nei primi decenni del VII secolo dopo Cristo; il Tempio risale a mille e seicento anni prima, Gesù vi è passato sei secoli prima.
Come avrebbe potuto essere preventivamente islamico quel luogo?
Sarebbe come pretendere che il Partenone o il Colosseo fossero stati fondati come chiese o che Giulio Cesare avesse aderito al movimento di Grillo. Purtroppo falsità del genere sono state usate spesso dalla propaganda antisraeliana.
Consola il fatto che queste mozioni assurde passano con sempre maggiore difficoltà, come testimonia anche il risultato che lei cita.
Roberto De Nart
Presentazione a cura di Rosalba Schenal
Signore e signori buonasera e benvenuti.
Ringrazio per la partecipazione i relatori, il professor Ugo Volli e il dottor Francesco Borgonovo, è un vero piacere averli con noi.
L’argomento proposto questa sera è di grande interesse e di assoluta attualità.
L’antisemitismo esiste da duemila anni, un tempo era rivolto verso i singoli ebrei ora, nei confronti dello stato di Israele, l’unica democrazia del Medio Oriente.
La situazione che si è creata, può essere definita un vero e proprio assedio che concorre inesorabilmente al suicidio della cultura, delle tradizioni, dell’identità e del sistema di vita dell’Occidente.
UGO VOLLI è nato a Trieste, dal 2000 è Professore Ordinario di “ Semiotica del testo e Filosofia della comunicazione “ all’Università di Torino.
Ha insegnato anche all’Università di Bologna, all’IULM di Milano, a Bonn (Germania), Lima (Perù), New York (Stati Uniti), Sofia (Bulgaria), Haifa(Israele), Helsinki(Finlandia).
Nel 2010 l’Univ. di Sofia gli ha concesso una laurea Honoris causa.
Ha scritto per molti anni per quotidiani e periodici italiani, attualmente scrive di ebraismo e Medio oriente su “ Pagine ebraiche e Informazione corretta “.
Ha al suo attivo, dal 1972 ad oggi, molte pubblicazioni.
FRANCESCO BORGONOVO è nato a Reggio Emilia, è caporedattore de “ La Verità “ il nuovo quotidiano in edicola dallo scorso 20 settembre, ha lavorato come autore televisivo per programmi in onda sulla Rai e su La7, tra cui La Gabbia, attualmente conduce su Telelombardia il talk show politico Iceberg, è autore dei saggi “ Tagliagole “ e “ L’impero dell’Islam “ saggio molto realistico sulla situazione culturale, economica e sociale dell’Italia e dell’Europa.
Conduce Andrea Basile, insegnante.
Infine vi ricordo che sono aperte le iscrizioni a Liberal per 2017 e che i pittori presenti sono:
Sandra Andreetta con “ Gioia d’autunno “,
Nicola Comiotto con “ New York “.
Grazie.
Articolo Giornale post-incontro
I LIBRI
Questo libro è un diario, o meglio contiene una selezione del “diario in pubblico” costituito dagli interventi pubblicati dal 2009 al 2015 su InformazioneCorretta.com, un sito specializzato nell’analisi della comunicazione giornalistica e mediatica sul Medio Oriente e in particolare su Israele. È il “diario di un assedio” perché mostra, giorno dopo giorno, come il terrorismo, gli attacchi militari di entità come Hamas e Hezbollah, la diplomazia europea e degli Usa, oltre naturalmente a quella degli stati arabi e musulmani, l’attività di istituzioni internazionali come Unione Europea, Onu, Unesco, Unwra (l’agenzia dell’Onu ufficialmente dedicata ai rifugiati palestinesi), la mobilitazione di strati consistenti di opinione pubblica religiosa, politica e intellettuale “progressista” in tutto l’Occidente convergano per indebolire, delegittimare, demonizzare lo Stato di Israele. Questa attività, documentata minutamente nel libro, costituisce un vero e proprio “assedio postmoderno” di Israele e degli ebrei. La sua ossessiva ripetitività, il doppio standard che prende solo Israele come obiettivo in tutto il panorama politico mondiale, la sua violenza simbolica ma spesso concretamente omicida si spiegano solamente pensando alla sua origine nei secoli dell’antisemitismo cristiano e musulmano.
“Ci stanno ammazzando e noi offriamo la nostra piena collaborazione, partecipando a un suicidio collettivo di cui nemmeno ci chiediamo la ragione. La Morte trionfa, e festeggia scatenandosi in una danza macabra, saltellando gioiosa su una montagna di cadaveri, mentre tutt’intorno, agli spettatori attoniti, non resta che aggiornare quotidianamente la mostruosa contabilità della fine. L’Impero del capitalismo finanziario e quello dell’islam ci strangolano: fratelli gemelli, marciano divisi per colpire uniti. Muoiono gli stranieri sui barconi, stremati dal freddo e dalla fatica o gettati in acqua dai trafficanti di uomini. Muoiono gli italiani straziati dalla crisi. Muoiono gli imprenditori, strangolati dall’austerità criminale imposta dall’Unione europea. Muoiono i risparmiatori, a cui manager di banca strapagati hanno sottratto piccoli patrimoni accumulati in una vita intera. Muoiono ragazzi di nemmeno trent’anni, falciati da loro coetanei che indossano tute nere e sparano, berciando in gloria di una religione violenta e mortifera. Muoiono intellettuali e vignettisti che hanno osato raffigurare il profeta di quella religione, nel colpevole silenzio della cultura che avrebbe dovuto difenderli e sostenerli. Muore la libertà di espressione, muore il pensiero critico. Muoiono i popoli europei, e con essi la civiltà occidentale.”