La scienza di CSI. Ovvero: non e’ tutto oro cio’ che luccica
Carlo Bui
dirigente superiore tecnico Polizia di Stato, docente di analisi criminale
Invito
Moderatore:
Roberto PAPETTI
Direttore de ” Il Gazzettino”
Locandina
Carlo BUI nasce a Brescia nel 1960.
Si laurea in Fisica Nucleare presso l’Università di Milano 110 e lode a soli ventidue anni.
Inizia subito la sua collaborazione presso la Sezione di Fisica Atomica occupandosi di ricerca fondamentale nel settore della fisica atomica e di nuove tecnologie nucleari da applicare in accertamenti non distruttivi nel campo dell’Arte e dell’Archeologia.
Vince numerose borse di studio, nel 1985 diviene consulente scientifico dell’Olivetti, per studiare, sempre in ambito universitario, il problema dell’umidità superficiale dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci.
Frequenta numerosi stages e congressi all’estero (Olanda, Stati Uniti, Russia, Francia, Inghilterra, Svezia), nell’ 87 è invitato come esperto dal Direttore dei musei di Francia e nell’ 88 è a Tokio ospite del Ministero della Ricerca del Giappone per illustrare i risultati delle sue ricerche.
Dall’ 86 all’ 89 gli vengono affidati venti seminari annuali di supporto teorico al corso di Metodologie di Fisica per l’ Arte e l’ Archeologia e trenta seminari di Fisica Sperimentale per il corso di laurea in Ingegneria Elettronica del Politecnico di Milano.
Nell’ 88 vince un concorso, indetto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, per il Raggruppamento Unità e Difesa.
Nell’ 89 vince il concorso per un posto di ricercatore nel Gruppo di discipline di Fisica Generale e Sperimentale e, in considerazione del particolare curriculum scientifico e su proposta del Consiglio del Corso di laurea, viene nominato professore presso l’ Università Cattolica, incarico che interrompe a seguito dell’ avvenuta assunzione nella Polizia di Stato nell’ agosto del 92 e dell’incompatibilità delle due attività.
Dall’ 89 al 91 è consulente scientifico presso la Scuola Allievi Ufficiali dei Carabinieri.
E’ autore, in questi dieci anni, complessivamente di ventidue pubblicazioni e del libro “Introduzione alle Misure di Fisica Nucleare”.
Dal 92 al 2007 si occupa di Polizia Scientifica.
Viene considerato importante personalità del settore, con riconoscimenti a livello internazionale, collabora con FBI, Scotland Yard ed Europol.
Indaga su crimini efferati, scene del delitto complesse, assassini determinati.
Nel gennaio 2007 è promosso Dirigente Superiore Tecnico.
Nel 2010 è nominato Ispettore Generale presso l’ Ufficio Ispettivo del Dipartimento della Pubblica Sicurezza e Consigliere Ministeriale Aggiunto.
Continua a tenere lezioni e conferenze presso varie Università italiane e straniere, sul tema dell’analisi criminale.
C’è un assassino che colpisce tra le antiche rovine del foro romano. Le sue vittime sono giovani e belle ragazze. E, a dargli la caccia, l’investigatore Coralbi, con la sua squadra di detective e specialisti. Un racconto, dove fatti e personaggi sono frutto della creatività dell’autore, ma anche una vera e propria lezione di investigazione. Perché lui, l’autore, si chiama Carlo Bui, ed è il direttore dell’Unità di analisi del crimine violento della Polizia di Stato. Un intreccio narrativo per imparare che il delitto è un puzzle da ricostruire tassello dopo tassello. Trovando soluzioni apparentemente impossibili, attraverso l’esame rigoroso delle prove scientifiche, ricostruendo la scena del crimine con l’aiuto delle tecnologie più avanzate. Ci sono tutta l’esperienza di Carlo Bui e le sue idee in Morte tra le rovine, la storia di un’investigazione che ci porta a scoprire i difficili percorsi della mente di un serial killer, le trappole di una logica d’indagine che non può, non deve essere applicata seguendo canoni importati da altre realtà investigative. Altrimenti è inevitabile sbagliare. In un campo in cui non è permesso farlo.
Articolo Pre-incontro
Da “Il Gazzettino” di Belluno sabato 24 novembre 2012 di Daniela De Donà.
“Indagini scientifiche ma servono i detective”
E’ laureato in Fisica Nucleare e ti spiega la dinamica di un delitto partendo da un dipinto di Caravaggio, da una battuta di Amleto o da una citazione di Freud. Si è occupato di omicidi eccellenti, da Luigi Calabresi al serial killer padovano Michele Profeta, da Carlo Alberto Dalla Chiesa a una bomber. Carlo Bui, Dirigente Superiore Tecnico della Polizia di Stato e docente di Analisi Criminale, sarà a Belluno sabato 1° dicembre, ospite dell’Associazione Liberal presieduta da Rosalba Schenal. Interverrà alle 17.30 in sala Muccin del Centro Congressi, su “La scienza di CSI, ovvero non è tutto oro ciò che luccica” – introdotto da Roberto Papetti, Direttore de Il Gazzettino – per mostrare cosa c’è dietro il sipario del comportamento criminale, dentro la sua logica perversa.
L’investigazione, per lei, è un’arte.
<<La capacità di leggere una scena del crimine ha molte analogie con quella del critico che analizza un dipinto. Più in generale mi rifarei al paradigma indiziario per cui l’investigatore studia gli indizi come il medico interpreta il sintomo o il critico d’arte analizza, nella traccia del pennello, il gesto inconscio del pittore>>.
Nei film americani la squadra risolve sempre il caso: vi sono moderni Sherlock Holmes o commissari Maigret che fanno tutto ?
<<E’ così. In realtà l’esame della scena del crimine, la raccolta delle tracce, le analisi di laboratorio, sono solo attività di supporto all’attività investigativa vera e propria. A ognuna di esse corrisponde una specifica figura professionale che è al servizio dell’investigatore tradizionale e del magistrato, ma non lo sostituisce affatto>>.
Quindi la televisione passa un’ improbabile sovrapposizione di ruoli tra chi si occupa del ritrovamento della macchia di sangue e il detective ?
<<Tanto da fare credere allo spettatore che solo la scienza permette di risolvere un caso>>.
E’ sproporzionato, insomma, il valore che si attribuisce alla prova scientifica ?
<<Sembrerà paradossale, ma va recuperata e ulteriormente qualificata la dimensione dell’investigazione tradizionale. Il che non vuol dire che l’analisi del dna contenuta in una traccia non abbia valore, anzi, può essere il cardine su cui basare o orientare l’indagine. Ma non ci si può basare solo su quello>>.
E che ne dice del così detto criminal profiling, cioè la possibilità per l’analista criminale di suggerire profili comportamentali che possono orientare l’investigatore su determinate tipologie di autore ?
<<Un dato è certo: non si possono creare ipotesi su casi di cui non esiste una copiosa casistica nazionale, che sia, cioè, statisticamente significativa e non si può far riferimento a categorie stereotipate, magari desunte da altri contesti socio culturali. Ovvero ciò che va bene in America non deve per forza valere anche in Italia>>.
Articolo Post-incontro
Da “Il Gazzettino” di domenica 2 dicembre 2012 di Daniela De Donà.
Ieri a Belluno Carlo Bui, brillante docente di Analisi Criminale
“GUARDATE CSI ? E’ pieno di errori”
Non esageriamo. La scienza applicata al crimine, per dirla con la matematica, è necessaria ma non sufficiente. Carlo Bui, dirigente superiore tecnico della Polizia di Stato e docente di Analisi Criminale, ha messo alcuni paletti intorno all’effetto CSI. Molti gli errori grossolani che la fortunata e seguitissima serie spaccia ai telespettatori. Tanto per dire: gli investigatori entrano sulla scena del crimine senza alcuna copertura sopra le scarpe, nessuno fa foto o riprese, cercano oggetti nelle tasche del cadavere, a qualsiasi ora del giorno usano una pila piccolissima, con cui magari illuminano l’interruttore che però non accendono mai. Inoltre non è possibile che lo stesso poliziotto <<prelevi prove per il dna, arresti, interroghi, spari, e magari faccia pure l’accertamento psicologico>>. Ieri sera un pubblico attento al Centro Congressi, ha seguito Bui in un percorso che ha toccato in modo professionale ed ironico insieme modalità su delitti seriali, sui compiti dell’analista criminale, su verità investigative e verità processuali. Snocciolati anche dei dati: <<Nell’ 87% dei casi in cui un cadavere è stato trovato sepolto, vittima e omicida si conoscevano; l’ 80% degli omicidi non premeditati hanno dinamica casuale>>.A guidare la serata è stato il direttore de Il Gazzettino, Roberto Papetti, che ha strappato l’ applauso su un siparietto a proposito della passione di Bui per l’investigazione. Passione divenuta, poi, professione. Se a fare da spacca ghiaccio è stata l’innata curiosità, certo un evento ha rappresentato l’epifania: <<abitavo in campagna, nel bresciano, vicino al lago di Garda – è il racconto di Bui – avevo sei anni quando entrarono i ladri in casa. Tutti erano disperati, fuorchè io. Era una vera occasione: potevo usare la mia valigetta da investigatore su un evento reale>>. Commento di Papetti: <<Lei è curioso e in più si è dimostrato contento che fosse avvenuto un furto, fatto che rappresenta una notizia. Ma sa che ha rischiato di diventare giornalista ?>>.