La nuova geopolitica mondiale. Realta’ e prospettive con particolare riguardo ai problemi dell’energia
Carlo Jean
docente di Studi Strategici Univ. LUISS di Roma
da “” IL GAZZETTINO “” del 29 settembre 2007 a cura di Daniela De Donà
Il 4 ottobre l’ ex comandante della Brigata Alpina Cadore sarà in città per gli incontri di Liberal.
“” JEAN SPRIGIONA SUBITO ENERGIA “”
<< Il nostro futuro è legato al nucleare >>. << Belluno ? Una piccola Svizzera >>
Il generale Carlo Jean: se lo ricordano in molti a Belluno. Venne da vicecomandante della Brigata Alpina Cadore nel 1978 – 79, e vi tornò come comandante nel 1982 – 84. Anni in cui al Circolo ufficiali della Caserma Fantuzzi furono ospiti personaggi di spicco del mondo della cultura come Piero Ostellino, Gianfranco Miglio, Gianni Bagget Bozzo. << Volevo integrare ufficiali ed intellighenzia bellunese – ripensa a quel periodo Jean, attualmente docente di Studi Strategici all’Università Luiss e presidente del Centro Studi di geopolitica di Roma -. Mantengo il ricordo di una splendida accoglienza e di una simbiosi straordinaria fra Brigata, autorità locali e cittadinanza >>. Da economista qual’è, il generale invita a vedere i lati positivi della nostra terra: << Belluno non è ai confini del mondo come a volte pensate. E’ una delle province italiane fatte di piccole e medie imprese e pare una piccola Svizzera >>. Carlo Jean sarà in città per dare il via al terzo ciclo di Grandi Incontri proposti da Liberal presieduto da Rosalba Schenal. Alle 18 parlerà nella sala Muccin del Centro Giovanni XXIII su ” La nuova geopolitica mondiale, realtà e prospettive con particolare riguardo ai problemi dell’ energia >>. La conversazione del generale di Corpo d’ Armata, presidente in esercizio dell’ OCSE, membro scientifico di Confindustria e dal 2003 Commissario per la Presidenza del Consiglio dei Ministri per la messa in sicurezza dei materiali nucleari, sarà introdotto da Tiziano Graziottin capocronista de Il Gazzettino di Belluno.
Lei è autore di libri dal titolo eloquente come ” Sicurezza, le nuove frontiere ” e ” Geopolitica, sicurezza e strategia “. Ecco, proprio la parola sicurezza è a Belluno fra le più gettonate.
<< E’ ciò che i cittadini chiedono a chi li governa. Per gli amministratori di una città, dare sicurezza consiste nel lottare contro la microcriminalità, proteggendo i cittadini da furti, scippi, violenze private. E’ meno forte, invece, la percezione della macrocriminalità. Mentre dappertutto è sentito il tema della sicurezza energetica >>.
Che nel bellunese ha il rovescio della medaglia nel prosciugamento di fiumi e laghi.
<< In realtà l’ energia idroelettrica fornisce solo il 13% del fabbisogno italiano. Il resto viene da centrali a gas e, in misura minore, da petrolio e carbone. La nostra sicurezza energetica dipende dal dialogo fra Italia e Russia e fra Italia e Algeria. Mentre sarebbe più efficace se fosse l’ Europa a parlare con una sola voce >>.
C’è un altro tasto dolente: in Italia dipendiamo molto dalle energie degli altri.
<< E’ un problema che va risolto. Ma non aumentando la dipendenza dal gas algerino o russo: sono due tubi e si possono interrompere o rompere. E allora siamo del gatto >>.
Occorre ripensare allora all’energia nucleare ?
<< Vanno sviluppate le centrali a carbone pulito e anche tornare al nucleare. Il sistema Italia, a tal proposito, è sbagliato, visto che investe su centrali nucleari all’estero per ricomprare energia da quegli stessi Paesi >>.
Solo dire nucleare spaventa molti.
<< Un rapporto sulla tragedia di Chernobyl mostra che dal 1986 i morti per radiazioni sono sta- ti 59. Quelli del Vajont, ricordiamo, 2000. Va precisato, infine, che solo il nucleare si prende carico delle proprie scorie, mentre altri tipi di centrali le disperdono nell’atmosfera >>.
Lei è stato insignito della medaglia d’ oro di Gandhi per la sua attività a favore della prevenzione dei conflitti. Cosa sta dietro la parola pace ?
<< La pace è possibile in assenza di guerra tanto che il periodo più lungo di pace che ha conosciuto l’ Europa è quello corrispondente alla cosidetta Guerra Fredda >>.
da “” IL GAZZETTINO “” di venerdì 5 ottobre 2007 a cura di Daniela De Donà
“” IL MONDO FRANTUMATO DEL GENERALE JEAN “”
<< Le guerre ormai sono fra mafie, etnie e clan. Energia: bisogna passare al nucleare >>
Carlo Jean fa il giro del mondo. Passa da Stati Uniti, Cina, Russia. Per toccare faccende di casa nostra, su economia e politica, immigrazione. Va giù senza mezze parole anche su questioni delicate, con precisione ed esempi, rispondendo alle domande di Tiziano Graziottin, capocronista de Il Gazzettino di Belluno, che lo incalza su geopolitica e sicurezza energetica. Si è aperto ieri con l’ intervento del generale ex comandante della Cadore il terzo ciclo dei Grandi Incontri proposti da Liberal di Belluno. Dopo i saluti d’ avvio portati dalla presidente Rosalba Schenal (che ha ricordato il militare italiano morto ieri mattina), Jean è partito spiegando il titolo del suo libro ” Geopolitica del caos “: << Il mondo è passato da un assetto stabile, fra il 1945 e il 1990, con due superpotenze a contrastarsi bipolarmente su zone di influenza ad una situazione in cui Mosca e Washington non reggono più l’ordine del mondo. Il sistema sovietico è collassato >>. Le guerre ora si fanno fra Stati deboli o si combattono al loro interno. Alla guerra guerreggiata, poi, si sta sostituendo una guerra in cui gli Stati non hanno più il monopolio gestionale << Vi- sto che a contare sono una frantumata serie di mafie, etnie, clan >>. Parola di docente di studi strategici all’Università Luiss e presidente del centro Studi di geopolitica economica di Roma. Si va a toccare il tasto dell’ immigrazione. Jean parte dal concetto di frontiere, << che sono divenute porose, non proteggono più dalle forze globali. Il multiculturismo è comunque una fantasia, si deve pensare invece all’ integrazione >>. Il passo è breve, si va sul terrorismo. Jean sottolinea come il terrorismo islamico recluti mani armate in Europa e non negli Stati Uniti: << Lì la società è mobile ed ha alta capacità di integrazione, tanto che gli islamici hanno votato Bush >>. Italia nel mirino, poi, con tutta la sua scarsa affidabilità: << Il sistema Italia è in ordine sparso, non c’è linea continua che affermi interessi condivisi delle nostre imprese >>. E soprattutto in politica estera si seguono le maggioranze del Parlamento. << Anche l’ Italia, inoltre, non protegge più i ricchi in quanto sono diventati cosmopoliti e legate allo stato sono le classi più de- boli: giovani, anziani, pensionati >>. Carlo Jean parte da esperienze personali, ricorda che << Si impara facendo, come mi insegna- no gli amici della Brigata Alpina Cadore che hanno i piedi per terra >>. E poi che, come ha osservato con i suoi occhi in Bosnia Erzegovina, << L’ operato dell’ ONU è pagatissimo ed inefficiente >>. Calca la mano sulla faccenda: << L’ ONU è una delle cause del disastro dei Balcani ed oggi non riesce a mettersi d’ accordo sul cosa fare in Darfur e Myanmar >>. Stesso pollice verso per il Consiglio di Sicurezza, che non riflette la situazione attuale, << Poiché mancano Brasile, India e l’ Africa >>. A proposito di futuro, Jean pensa alla possibilità di un accordo transpacifico (<< Ci sarà una chimerica >>) fra Cina e Stati Uniti, che formano già ora << Il tandem trainante dell’ economia mondiale >>. Ma pure la Russia potrebbe riavvicinarsi all’ America, << Perché ha una fifa boia della Cina >>. Russia che perde un milione di abitanti all’ anno e che, per Carlo Jean, da Europa e da Italia va recuperata. Per la sua energia, dal legname al petrolio. Si chiude proprio sul bisogno di energia: << L’ideologismo ecologista ha combinato in Italia guai che ci portiamo ancora sul groppone, è necessario pensare al nucleare >>. In ogni caso – ipotizzando chiusure di ” tubi ” da Russia o Algeria – nel sistema competitivo del mondo globalizzato bisogna essere pronti: << Se ti arriva una sberla devi saper dare una pedata >>.
LIBRO PRESENTATO :
GEOPOLITICA DEL XXI SECOLO (editori Laterza)
dalla prima di copertina:
Tra le vittime dell’ 11 settembre debbono essere annoverate le teorie geopolitiche che hanno dominato dopo la fine della guerra fredda: < dal nuovo ordine mondiale > alla < fine della storia >; dalla geopolitica alla geoeconomia; dalla morte dello Stato allo Stato postmoderno; dallo < scontro di civiltà > al < nuovo medioevo >. Tutte queste semplificazioni, ottimistiche o pessimistiche che siano, hanno lasciato spazio a una riflessione più moderata. Troppi sono gli attori e i fattori in gioco. Troppo elevata è la rapidità del cambiamento. Jean analizza insieme i fattori geografici e le risorse naturali, le scelte politiche e i fattori culturali, gli aspetti economici e tecnologici del panorama contemporaneo e gli equilibri in gioco.