La diffamazione a mezzo stampa
Fabio Capraro1, Maurizio Cerruti2
avvocato in Treviso1, caporedattore esteri del Gazzettino2
da: “” la DIFFAMAZIONE A MEZZO STAMPA – storia, leggi, personaggi “”
di Maurizio Cerruti e Fabio Capraro
< Celebrità in giudizio >
La celebrità che querela o che viene querelata ” fa notizia ” sui mass media; offre così, da un lato, un ghiotto boccone al pubblico, sempre assetato di notizie riguardanti i “ricchi & famosi”, e dall’altro riflette sulle parti coinvolte, come in un gioco di specchi, ulteriore notorietà. D’altronde l’ invettiva tra potenti non è certo invenzione recente se è vero che Giuseppe Garibaldi bollò Papa Pio IX come <<un metro cubo di letame>>; e un poeta come D’Annunzio affibbiò al suo maggior nemico politico dell’ epoca (1919) Francesco Saverio Nitti il celebre epiteto di <<cagoia>>. Ma vediamo, in questo capitolo, alcuni esempi recenti di querele “eccellenti” riferiti dai mass media nazionali e internazionali.
< Neppure il Papa sfugge alla querela >
In testa per importanza della personalità coinvolta sta sicuramente la querela presentata sia alla Procura di Bologna che a quella de L’ Aquila, città dove risiede, alla fine del febbraio 2004, dal presidente dell’ Unione Musulmani d’ Italia, Adel Smith, reso celebre dai mass media d’ Italia per la sua “anticrociata” contro i crocifissi esposti nelle aule scolastiche e in altri luoghi pubblici. Del “caso” del compianto Papa Wojtyla viene investita per competenza la Procura di Roma. Di quello di Biffi, quella di Bologna. Adel Smith denuncia Papa Giovanni Paolo II in quanto autore del libro “Varcare la soglia della speranza”, nonché il Cardinale Giacomo Biffi e vari vescovi a arcivescovi dell’ Emilia Romagna, in quanto <<responsabili dell’ esposizione al pubblico degli affreschi all’ interno della basilica di San Petronio a Bologna>>, opera del 1415 di Giovanni da Modena, con un particolare riferimento a quello in cui è raffigurato Maometto nudo e torturato dai demoni dell’ inferno. <<Nonostante ripetute richieste e proteste del sottoscritto e di altri musulmani – dichiara Smith – il dipinto non è stato rimosso né coperto>>. Smith, inoltre, punta il dito contro Biffi che nel settembre 2000 – come riferito dai giornali – ha detto che <<bisognerebbe privilegiare l’ingresso in Italia di immigrati cattolici>> e che <<gli islamici nella stragrande maggioranza vengono da noi con l’ intenzione di restare estranei alla nostra società e alla nostra cultura>>. Nel giugno 2004, il Procuratore capo di Bologna Enrico Di Nicola e l’aggiunto Luigi Persico chiedono l’ archiviazione della querela. La Procura, riguardo all’affresco, rileva che è impossibile procedere contro chi collocò il dipinto, così come esclude che sussista il delitto di omissione di atti di ufficio a opera dei nostri contemporanei che non lo hanno rimosso. I magistrati bolognesi partono dalla constatazione che per i beni artistici collocati in un edificio religioso aperto al culto, la eventuale rimozione dell’ affresco dovrebbe essere concordata tra il ministero dei Beni Culturali e la CEI cioè tra Stato e Chiesa.
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