Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e scrittore anticonformista, ha collaborato con varie testate, dal Secolo d’Italia, Il Giornale, Il Foglio di Giuliano Ferrara, Panorama, e da quest’anno al Fatto Quotidiano diretto da Marco Travaglio. Buttafuoco sarà al Teatro del Centro Giovanni 23mo di Belluno sabato 18 aprile alle ore 17.30 per presentare il suo ultimo libro “Il feroce saracino e la guerra civile globale” nell’incontro condotto da Roberto Papetti (direttore del Gazzettino) e organizzato dall’Associazione Liberal Belluno presieduto da Rosalba Schenal.
Dottor Buttafuoco, nel 2008, con “L’ultima del diavolo”, lei ha già affrontato il tema dell’Islam. Con l’escamotage del romanzo, ha recuperato le antiche leggende che raccontano di Maometto discepolo del monaco cristiano eretico Bahira. Che reazioni ha avuto nel mondo islamico questo libro?
Ottime. Ricordo che le tivù libanesi e iraniane fecero dei servizi. E un’accoglienza calorosa il libro la ebbe dalla comunità musulmana. Ho molto caro quel romanzo. Sono stato sempre soddisfatto del brio proprio di una messa in scena la cui alchimia è il varietà. E comunque, se permette una piccola notazione, Bahira non è un eretico ed è ben più che un semplice monaco. La chiesa di Roma lo ha cancellato ma quella ortodossa lo annovera tra i santi, col nome di Sergio.
Nell’ultimo saggio “Il feroce saracino. La guerra dell’Islam. Il califfo alle porte di Roma” parla della strage di Charlie Hebdo a Parigi e di un Islam carico di fondamentalismi (Isis) diventato un incubo per l’Occidente. Per Magdi Allam «Il dialogo tra persone è possibile, quello tra religioni no», non c’è un Islam moderato. Secondo lei?
L’islam è un universo complesso. E’ un magma che nel tenere fede al principio di universalità si rivela attraverso un caleidoscopio di epoche, di storie e di popoli. E di futuro. Quanto all’islamofobia cui si riferisce posso offrire un solo argomento, ben sviluppato a suo tempo, in un’intervista con Giovanni Minoli da Franco Cardini: “Se solo i cristiani conoscessero meglio la propria storia amerebbero l’islam. E viceversa”. Ecco, è sempre un viceversa da scoprire nel vortice della verità. Nel Santo Corano è detto: “Se solo avessi voluto fare di voi una cosa sola l’avrei fatto. Ma siete diversi gli uni dagli altri affinché siate in gara per venire a me”.
Gli stati dell’Unione europea devono consentire la costruzione delle moschee o devono opporsi?
Devono. Ma se posso divagare rispetto alla domanda, ecco, vorrei dire questo: la prima urgenza nella lotta al terrorismo è la lotta all’ignoranza. Creare mostri, infatti, gettare nell’indistinto dell’incubo un patrimonio spirituale è il regalo più ambito dal terrorismo.
Nel 2012 lei era una firma di punta del settimanale Panorama. Dopo la pubblicazione di un suo articolo su Repubblica dove elenca i presunti fallimenti di Berlusconi, viene licenziato dal direttore di Panorama Giorgio Mulè. Cosa pensa della libertà di stampa in Italia dopo quella esperienza?
Non esiste libertà di stampa in ambiti ben precisi, due per esempio: nelle notizie di politica estera – tutte drogate dalle ben più potenti officine – e poi quelle sulla moda. I giornali, infatti, dipendono dagli unici che possono investire in inserzioni (i sarti!). Per quel che riguarda la politica interna, invece, non c’è necessità alcuna di conculcare. La società italiana, e con essa il giornalismo, ha un automatismo fin troppo ovvio nell’accomodarsi tra le botole del luogo comune e del conformismo. Tutti i tigi, tutte le testate, sono oggi appiattiti su Matteo Renzi. Detto ciò, io non sono stato licenziato. Ho accettato di andarmene. Nel libero mercato dove però solo i liberali del libero mercato hanno il comodo stipendio, gli altri no. E sono un “altro no”. Ma questo è un altro discorso.
Roberto De Nart