IL DOSSIER MAFIA – APPALTI: LA VERITÁ
MARIO MORI Generale dell’Arma dei Carabinieri già comandante del ROS | GIUSEPPE DE DONNO già Colonello dei Carabinieri membro del ROS |
Locandina dell’incontro
Articolo Giornale pre-incontro
Presentazione a cura di Rosalba Schenal
Signore e signori buonasera.
Con dispiacere informo che, per un inaspettato contrattempo di famiglia, il col. De Donno non è presente.
E’ per me un onore e un privilegio dare il benvenuto e ringraziare per la presenza il Generale Mario Mori.
Mario Mori Generale dell’Arma dei Carabinieri, è stato dal 16 marzo 1978, giorno del sequestro di Aldo Moro, in prima linea, con il Gen. Dalla Chiesa, nella lotta al terrorismo, e poi, da Comandante del ROS nella lotta alla Mafia.
In seguito ha diretto per due anni la Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma, nel gennaio 2001 è diventato Comandante della Legione Carabinieri Lombardia.
Dal 2001 al 2006 è stato Direttore del SISDE, il servizio segreto civile della Repubblica italiana.
Ha lavorato con Falcone e Borsellino al dossier Mafia-appalti, ha subito un lungo processo per la presunta trattativa Stato-mafia, da cui è uscito pienamente assolto dopo anni di accuse e assalti mediatici.
Conduce Franco Tosolini.
Espone la pittrice Desi.
Grazie.
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Articolo Giornale post-incontro
IL LIBRO
LA VERITA’ SUL DOSSIER MAFIA-APPALTI – MORI MARIO, DE DONNO GIUSEPPE – Il generale Mario Mori e il capitano Giuseppe De Donno sono stati protagonisti in prima fila nella lotta contro Cosa Nostra, e il loro impegno investigativo ha dato risultati straordinari. Eppure, sono noti al grande pubblico soprattutto per il processo sulla presunta “Trattativa Stato-mafia”, concluso con la loro completa e definitiva assoluzione. Oggi, finalmente, possono raccontare cosa c’è dietro la persecuzione giudiziaria e mediatica che hanno subito: il “Dossier mafia-appalti”. Dopo intense indagini l’informativa fu preparata dai carabinieri del ROS guidati da Mori e De Donno e consegnata nelle mani di Giovanni Falcone, che le attribuì un’enorme importanza. Ma nella magistratura siciliana ci fu qualcuno che frenò a più riprese e poi archiviò senza giustificazioni la pista, ancora tutta da percorrere, che stava svelando il vero volto della mafia. Uno sconvolgente sistema corruttivo istituzionalizzato che, in tutta Italia, depredava le risorse pubbliche a vantaggio di selezionate cricche di politici e imprenditori, e di cui Cosa Nostra rappresentava il braccio armato. Paolo Borsellino credeva che l’inchiesta Mafia-appalti fosse all’origine della morte di Falcone, ed è molto probabile che anche la strage di via d’Amelio (con il relativo depistaggio) sia da attribuire al dossier del ROS dei carabinieri. Antonio Di Pietro ha riconosciuto il suo stretto e inquietante legame con Mani Pulite. Oggi, finalmente, il pubblico italiano può conoscere la verità su un’inchiesta che non doveva proseguire, nel racconto documentato e coinvolgente di due protagonisti che hanno pagato un prezzo altissimo. Attese da anni, le testimonianze di Mori e De Donno sui fatti dei primi anni Novanta si leggono come un romanzo poliziesco. E faranno discutere, indignare, tremare: perché è tutto vero.
Video
Le Foto dell’incontro
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