Il cervello religioso
Franco Fabbro
professore ordinario di Neuroscienze Cliniche Universita’ di Udine
da “”NEURO PSICOLOGIA dell’ ESPERIENZA RELIGIOSA”” di Franco Fabbro
(Casa Editrice Astrolabio)
Dalla prefazione di Carlo Sgorlon
Quando incontrai Franco Fabbro per la prima volta mi accorsi quasi subito che il nostro modo di sentire il mondo aveva notevoli affinità. Egli è medico, specialista del cervello, di cui sa tutto ciò che oggi è dato conoscere sull’argomento. Di più; a questo ha dato un suo contributo, documentato da decine di saggi pubblicati su riviste di mezzo mondo. E’ uno scienziato modernissimo e informatissimo. Ciò che costituisce la sua peculiarità e lo distingue dagli altri è il “valore aggiunto” della sua visione spiritualistica e religiosa del Reale. Egli non separa quel valore dalla scienza ufficiale, ma lo presenta come frutto di realtà sempre esistite, e frequenti anche oggi, pur essendo la nostra un’ epoca di scienza totalizzante, che tende a svalutare tutto ciò che non sia passato attraverso il vaglio della sperimentazione più accurata.
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Capitolo 7° – Le emozioni e i sentimenti
Il termine <emozione> deriva dal latino emovere e si riferisce innanzitutto al movimento. Nella psicologia filosofica del XVII secolo per <emozione> si intendeva un’ alterazione, un turbamento, un movimento degli umori o, meglio, < un movimento dell’ anima>. La dimensione spirituale è fortemente collegata alle emozioni, e le esperienze religiose sono spesso caratterizzate da profonde esperienze emotive. Nel corso dell’ evoluzione, gli esseri viventi hanno sviluppato una serie di risposte a determinati stimoli (utili o pericolosi dal punto di vista della sopravvivenza) e questi insiemi di risposte vengono chiamati <emozioni>. Derek Denton ha proposto di distinguere tra emozioni primordiali (il bisogno d’ aria, la sete, la fame, l’ appetito per i sali minerali, l’ eccitazione sessuale), emozioni di base (paura, rabbia, disgusto, gioia, tristezza) ed emozioni complesse (invidia, gelosia, gratitudine, devozione, eccetera). Le emozioni primordiali e di base sono costellazioni di risposte motorie, ghiandolari e psichiche codificate geneticamente, che dipendono da specifici circuiti cerebrali predisposti in modo innato.
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Poco fa mi prese la madre mia,
lo Spirito Santo, per uno dei miei
capelli, e mi trasportò sul grande
monte Tabor.
Origene
7.7 – AMORE
L’ amore è un’ emozione complessa che ha a che vedere con la vita e che in generale dispone un individuo a dare e ad aprirsi all’altro. Secondo Dante Alighieri l’ amore è un sentimento che è alla base dell’ esistenza dell’ universo: <<l’ amor che move il sole e le altre stelle>>. Un essere umano viene al mondo in seguito a un atto d’ amore; da piccolo può svilupparsi in maniera adeguata e crescere soltanto all’ interno di una relazione d’ amore; e da adulto può trovare un senso nella vita e <guarire> soltanto se è in grado di stabilire relazioni d’ amore e di amicizia con gli altri. Nell’ antica Grecia, si distinguevano varie forme di amore: l’ amore sessuale, che è alla base dell’ amore per se stessi, veniva chiamato Eros; l’ amore materno, che è alla base dell’ amore per il prossimo, della generosità e dell’ empatia, veniva definito Agape; mentre l’ amore che implica l’ amicizia e l’ ammirazione, l’ amore per gli ideali, l’amore per il divino, veniva definito Philia. Queste tre forme di amore sono riassunte in uno dei precetti più famosi del pensiero ebraico, più volte ricordato da Gesù il Nazareno: <<Ama il tuo prossimo come te stesso e Dio sopra ogni cosa>>.
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Io sono Colui che amo e Colui che
amo sono Io: siamo due spiriti che
abitano in un unico corpo. Se tu
vedi me, vedi Lui e se tu vedi Lui,
vedi entrambi.
Al-Husayn Ibn Mansur Al-Hallaj
Capitolo 8 – La veglia, il sonno e il sogno.
Fin dall’antichità, gli esseri umani hanno riconosciuto e descritto due stati di coscienza: la veglia e il sonno. La veglia era lo stato nel quale gli individui erano attivi e costruttivi, mentre il sonno (che corrispondeva alle ore notturne) era un periodo fondamentale per il riposo. Tuttavia, una componente del sonno, i sogni, ha da sempre attirato l’ attenzione degli esseri umani di numerose culture. In passato si riteneva che la fase del sonno fosse di rilevante importanza per la vita ordinaria, un ponte fra il mondo degli umani e il mondo superiore degli dèi. Queste riflessioni hanno dato origine a una vasta letteratura, ma sostanzialmente sono rimaste a livello di congetture, più o meno sensate, fino alla prima metà del ‘ 900 quando è iniziata l’ indagine scientifica del sonno. Il sonno è uno stato di coscienza caratterizzato da una postura stereotipata (in genere distesi e con gli occhi chiusi), da un’ attività motoria ridotta, da una diminuita risposta alle stimolazioni sensoriali e dalla possibilità di modificare tale stato con relativa facilità (contrariamente al coma). Lo studio scientifico del sonno è iniziato grazie alla messa a punto dell’ elettroencefalografo nel 1929 da parte di uno psichiatra austriaco, Hans Berger (1873-1941). Con questo strumento è possibile studiare l’ attività elettrica prodotta dal cervello e registrata a livello del cuoio capelluto. Quest’ attività viene chiamata elettroencefalogramma (EEG) e Berger fu il primo ricercatore a scoprire che essa è molto diversa nella veglia rispetto al sonno.
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Questo mondo è sogno o realtà ?
Realtà e sogno insieme, poichè è
e non è.
XVIII, 10
Un lama tibetano mi disse un giorno
che si può entrare nell’ intimo di una
religione con una domanda che ne
Che cosa fate
dei vostri sogni ?
Elémire Zolla