Fratelli separati: Drieu, Aragon, Malraux. Il fascista, il comunista, l’avventuriero
Maurizio Serra
ministro plenipotenziario presso il Ministero degli Esteri
da: “”FRATELLI SEPARATI Drieu – Aragon – Malraux””
il fascista – il comunista – l’ avventuriero
(Ed. Settecolori) di Maurizio Serra
Premio Acqui Storia (2008)
Drieu, letterato borghese che l’ odio per la borghesia trasfomò in fascista romantico e autodistruttivo. Aragon, l’ avanguardista approdato al comunismo e tornato in tarda età all’ ispirazione libertaria. Malraux, il rivoluzionario divenuto campione e ministro dell’ ordine conservatore, ma rimasto fino all’ultimo avventuriero e mitomane. Le loro vicende solo all’apparenza ricordano vite recluse nel Novecento della lunga guerra civile europea. In esse risuonano interrogativi profetici sul rapporto tra cultura e società. Giuste o sbagliate che fossero le loro scelte, i fratelli separati rivendicarono una “certa idea” dell’ intellettuale, che non aveva separato la grande letteratura dalla grande storia.
L’ impegno di Drieu era il frutto di una personalità incerta e tormentata, ma privo di calcoli; quello di Aragon, la compensazione di una duplicità riconducibile alle origini illeggittime. Malraux pone l’ impegno al centro di una visione che parte dalla storia – individuale o collettiva, comunque parziale – per affrancarsi dalla storia. Il rigetto giovanile del surrealismo già sorgeva dal bisogno di interrogarsi non su quel che poteva liberare l’ uomo, ma su quel che lo condannava ad essere tale. Quest’ impostazione si riflette nell’ assenza di qualsiasi forma d’ ironia, levità, libertinage da un capo all’ altro dell’ opera di Malraux – diversamente che in Drieu o in Aragon. E se non di rado egli dà l’ impressione di prendersi sul serio più di quanto non prenda sul serio il suo tema, è perché un resto d’ immaginazione farfelue non gli consente di distinguere tra i due. Donde il disagio che egli manifesta di fronte ai sentimenti, all’amore, all’erotismo; donde il fascino che le ideologie (comunismo, fascismo, gollismo), le religioni e l’ arte hanno rivestito ai suoi occhi, ormai finalizzate a quell’interrogazione sulla morte, divenuta, dopo la scomparsa della rivoluzione, la sua stella polare. Egli diverge qui dal prototipo dannunziano, in cui i pruriti mistici o politici non vincolano una natura vitalissima, di prorompente sensualità. Nietzsche, accanto a Dostoevskij, più di D’ Annunzio o di Barrès, è il nome che andrebbe fatto e che è stato fatto tante volte; ma la sua luminosa follia tocca solo una corda nell’animo di Malraux. Lo seguono Alessandro Magno, Saint-Jiust, Napoleone, Lenin, Lawrence, de Gaulle, Mao, Nehru: l’ uomo che sceglie l’ azione, anche manichea nei mezzi se non nei fini, per sfuggire alla precarietà. L’ uomo al cui richiamo Malraux non sa sottrarsi, l’ anti-letterato “puro”.
“Le seul bain que les intellectuels francais aiment est le bain de sang”. E’ diffice chiudere senza ricordare questa fulminante sentenza di uno scrittore che se ne intendeva … per aver sfiorato quella fine.
Il fascista decadente Drieu, il surrealista divenuto comunista Aragon e il dannunzianogollista Malraux: ciascuno, di volta in volta, amico, rivale, personaggio, specchio deformante degli altri. Insieme e divisi hanno espresso la polifonia ideologica del Novecento francese ed europeo, lasciandosi dietro più domande che risposte, cercando nella scrittura il riscatto dalla morte, dalla tragedia della storia e dallo scacco della rivoluzione. Ma questa visione estetica del reale – in cui Aragon e Drieu vollero spingersi fino a nobilitare i totalitarismi rosso e nero è stata rimessa in discussione, dopo il 1945 dall’ insorgere di un “uomo precario” che ha sostituito la tecnologia al sapere. Una “condizione umana” in cui l’ appello vitalistico e romantico della grande letteratura rischia ogni giorno di soccombere. ….
…. La parabola dei fratelli separati si chiude nell’ impossibilità di far coincidere libertà dell’arte e militanza di partito. Indica grandezze e servitù di una figura cara al Novecento, quella dello intellettuale impegnato, che ha liberato energie critiche, ma anche prodotto molti danni nella lunga guerra civile europea. La Francia ne è stata l’ epicentro e Parigi la capitale morale: nel bene e nel male …
… Esiste ancora letteratura senza coinvolgimento nella storia, come ammonisce uno dei non molti scrittori realmente impegnati di oggi, sempre più osteggiato e inviso per reclamare il diritto a pensare controcorrente ? Nel prendere congedo dai fratelli separati e dal loro fallimento aulico, dobbiamo porci un’ ultima volta questo interrogativo. Giuste o sbagliate che fossero le conseguenze che ne hanno tratto, essi rivendicarono una “certa idea” dell’ intellettuale che non aveva separato la grande letteratura dalla grande storia. Rimpianga chi vuole. …