Sabato 19 dicembre ore 18 al teatro del Centro Congressi Giovanni 23mo in piazza Piloni a Belluno, la rassegna culturale I Grandi incontri di Liberal Belluno ospita Marcello Veneziani, giornalista e scrittore, con il suo “Comizio d’Amore”; pensieri e parole, immagini e musica alla ricerca della patria smarrita. Un viaggio tra storia e politica, costume e carattere, bellezza e brutture, alla ricerca di una visione dell’Italia e di un’identità smarrita.
Attento osservatore della politica italiana, lo abbiamo intervistato su alcuni temi di attualità.
Dottor Veneziani, anche quando non condividono le scelte del loro governo, gli inglesi si inchinano alla regina dicendo “Giusto o sbagliato questo è il mio Paese”. Il tuo ultimo libro “Lettera agli italiani” è una sorta di appello all’italianità in stile british, ancorché i nostri governanti siano poco british?
Non so se sia British il mio appello, il messaggio della mia lettera è di non mettersi dalla parte del declino, della catastrofe e della fine dell’Italia ma di coltivare l’ottimismo della disperazione e porsi dalla parte della nascita, della rifondazione e del rischio, perché quando tutto è finito non resta che ricominciare e l’Italia non è solo la sua decadenza è il suo malaffare.
Oggi sei ritenuto uno degli intellettuali più brillanti della destra. Davvero pensi che sull’onda lepenista francese Salvini possa assurgere a leader italiano del centrodestra? La Lega ha radici indipendentiste, nulla a che vedere con la destra francese, casomai vicina a Forza Nuova o An.
No, non credo. Salvini fa bene la sua parte ma non può diventare la sintesi del centrodestra, ma solo una sua parte, come Berlusconi ormai il passato del centrodestra. Bisogna ricominciare daccapo, come per l’Italia magari questa volta non partendo da un leader ma da un progetto, una passione civile, un’idea.
Parliamo dei democrazia rappresentativa. Per correggere le anomalie del voto di preferenza (voto di scambio ecc) abbiamo introdotto il “Porcellum” dove a scegliere sono state le segreterie di partito. Con il dopo Berlusconi ci siamo ritrovati presidenti del Consiglio non votati al servizio della Bce. Ci avevano promesso l’immediata eliminazione del Senato e non l’hanno fatto. Qual è la tua ricetta per l’Italia?
Sarebbe velleitarie dispensare ricette. Si dovrebbe ripartire da tre ingredienti: il senso vivo di una tradizione e di una storia da cui si proviene. Una visione dell’Italia presente è una pre-visione dell’Italia futura con un progetto ideale. E la voglia e la capacità di mettere insieme un gruppo costituente, ripartendo dai Mille che rifanno l’Italia. Impresa difficilissima ma l’alternativa è fuggire dall’Italia o scioglierla.
In Portogallo l’incarico a formare il governo è stato dato a chi ha perduto le elezioni, perché chi ha vinto non era gradito all’Europa. Se a vincere in Italia saranno i 5 Stelle cosa succede?
Ho letto le inqualificabili minacce di Valls e del presidente dell’euro parlamento Schultz in caso di vittoria dei non conformi al potere tecnocratico, finanziario e politicamente corretto. La stessa cosa vale per l’Italia e non solo per il movimento 5 Stelle… Viviamo in una democrazia ingabbiata.
La Spagna, dopo gli attentati subiti, si è sganciata dalle “missioni di pace” all’estero. Dopo 14 anni, ha ancora senso mantenere il contingente in Afghanistan per assicurare l’avamposto strategico statunitense?
Dobbiamo sganciarci dalla rovinosa sudditanza agli Stati Uniti che da decenni ormai ci costringe a compromettere i nostri interessi per difendere i loro. La metà dei disastri nel medio oriente ė colpa degli americani. E solo l’altra metà é colpa del fanatismo islamico. Poi ci sono colpe minori come quella europea, ma il discorso sarebbe troppo lungo….
Presentazione a cura di Rosalba Schenal
Signore e signori benvenuti.
Colgo l’occasione di questo evento straordinario e splendido per augurarVi buon Natale, quale migliore regalo, per tutti noi, della presenza di Marcello Veneziani con il suo ultimo lavoro “ Lettera agli italiani “, libro dedicato all’Italia.
Come tutti ben sappiamo Marcello Veneziani è uomo e intellettuale libero, indipendente, controcorrente, concreto, realista, intenso, appassionato, attento osservatore.
Vi rendo l’idea leggendo qualche riga dal libro:
Voglio bene all’Italia anche se mi fa male vederla così.
L’Italia è la sua storia, figlia di due civiltà, romana e cristiana.
Vorrei che l’Italia premiasse i migliori e punisse i peggiori, ma voglio che resti Italia.
L’identità è radice, la tradizione è la sua linfa.
Chi ama l’identità, rispetta le identità, a partire dalla propria.
L’Italia è la mia casa, è il ritorno, è l’infanzia, il cielo e la terra che mi coprirà.
L’Italia è la Patria.
MARCELLO VENEZIANI è pugliese, nato a Bisceglie, laureato in filosofia all’Università di Bari, giornalista professionista dal 1982.
Inizia la sua carriera al quotidiano Il Tempo, poi scrive per Il Giornale d’Italia, Il Giornale, Il Messaggero, La Repubblica, La Stampa, Il Secolo d’Italia, L’Espresso, Panorama, Il Mattino, La Nazione, Il Resto del Carlino, Il Giorno, La Gazzetta del Mezzogiorno. Collabora con la RAI da vent’anni.
Ha scritto moltissimi libri e ricevuto tanti premi letterari.
Come al solito espongono i nostri pittori:
Sandra Andreetta “ I tulipani “,
Nicola Comiotto “ Paesaggio “,
Roberto Lazzarotto “ NOmattatoio “.
Infine vi ricordo che sono in corso le iscrizioni a Liberal per il nuovo anno.
“Abbiamo 4 animatori. Li avrete subito identificati, uno di professione, Beppe Grillo, comico istrione di mestiere l’altro è animatore televisivo efficace, Matteo Salvini che parla alla pancia del Paese, il decano degli istrioni è Berlusconi grande uomo di spettacolo, seduttore. Ma oggi su tutti torreggia il principale degli animatori, Matteo Renzi, che è un formidabile illusionista, perché è riuscito a darci l’impressione che ci ha presi che eravamo sotto la Grecia, e ora ci ha portato sopra la Germania!”
Lo ha detto Marcello Veneziani, giornalista e scrittore, durante il suo monologo “Comizio d’amore” sabato sera, divertendo il numeroso pubblico del Teatro del Centro Congressi Giovanni 23mo in piazza Piloni a Belluno, alla rassegna culturale I Grandi incontri di Liberal Belluno.
“Sempre televisivamente vivace, accattivante, funziona soprattutto come prozac per gli italiani: tira su il morale, non tira su non i conti. Ma qualche merito ce l’ha. Ricorderete quel corteo funebre dei tecnici al governo, quella compagine iettatoria che per anni abbiamo avuto al governo, il ministro dell’economia che sembrava un impresario di pompe funebri, l’altra ministra piangente, soprattutto lui, il presidente del consiglio…il giorno dei Monti viventi, che ci parlava sempre di catastrofi, di sacrifici umani, di un paese sull’orlo del baratro, insomma un corso intensivo di depressione collettiva. Se ne accorsero pure i collaboratori di Monti. Tant’è che una sera per dare uno spiraglio disse “intravedo una luce in fondo al tunnel” che è quello che dicono i moribondi quando sono in coma”.
Sarcastico anche sul Giubileo speciale indetto da Papa Francesco. “I numeri sono impressionanti, c’è più gente ai concerti di Vasco Rossi o di Jovannotti che al giubileo del papa. Bisogna riconoscere che ha una grandissima popolarità, molto amato dai non credenti, atei devoti, che rimangono non credenti, ma hanno simpatia per questo papa”.
Tra i dati statistici snocciolati degli italiani, oltre a quello del primato della longevità in occidente. “Siamo il paese che fa meno figli, 1,2 a coppia, ossia un secondo figlio ogni 5 coppie. Siamo anche il paese al mondo che ha più leggi e più inosservanza alle stesse. E abbiamo il maggior consumo pro capite di pillole blu, Viagra, perché siamo una delle maggiori impotenze mondiali”.
Biblioteca
Lettera agli italiani (Marsilio, 2015)
Un racconto ironico e passionale, storico e metafisico sull’Italia presente e assente. Un viaggio tra storia e politica, costume e carattere, bellezza e brutture, alla ricerca di una visione dell’Italia e di un’identità smarrita.
Comizio d’amore. Voglio bene all’Italia anche se mi fa male vederla così. Voglio bene all’Italia anche se è davvero malata, ma questo è un motivo per amarla di più. La vedo tutt’altro che eterna e possente, la vedo fragile e assente, molto invecchiata; la vedo stanca e spaventata, la maledico, ma è una ragione di più per darle il mio fi ato. Perché l’Italia non è solo una Repubblica. L’Italia è mia madre. L’Italia è mio padre. L’Italia è il racconto in cui sono nato. L’Italia è la lingua che parlo, il paesaggio che mi nutre, dove sono i miei morti. L’Italia sono le sue piazze, le sue chiese, le sue opere d’arte, chi la onorò. L’Italia è la sua storia, fi glia di due civiltà, romana e cristiana. L’Italia è il mio popolo e non riesco a fare eccezioni, quelli del Nord, quelli del Sud, quelli di destra o di sinistra, i cattolici o i laici. Ho preferenze anch’io, ma non riesco a escludere per partito preso. Non escludo chi parte e nemmeno chi arriva. L’Italia è il ragazzo che va all’estero, l’Italia è l’immigrato che si sente italiano. Ho gerarchie d’amore; amo prima e di più chi mi è più caro e più vicino, come è naturale. Vorrei che l’Italia fossero pure i fi gli dei miei fi gli. Vorrei poi che l’Italia premiasse i migliori e punisse i peggiori, ma voglio che resti Italia. Con l’Europa o senza. Repubblica vuol dire che l’Italia è di tutti e lo spirito pubblico prevale sull’interesse privato. Ma dire Repubblica è troppo poco, c’è una parola più adatta: Patria. L’Italia è la mia casa, è il ritorno, è l’infanzia, il cielo e la terra che mi coprirà. (Marcello Veneziani)