“Io non mi meraviglierei se un giorno si scoprisse che anche spezzoni di servizi alleati avrebbero potuto avere interesse a mantenere alta la tensione in Italia. E quindi a tenere basso il profilo geopolitico del nosto paese”.
Francesco Cossiga
Sabato 20 febbraio alle ore 17,30 in Sala teatro del Centro Giovanni 23mo di Belluno, per I Grandi incontri di Liberal, ritorna Giovanni Fasanella, giornalista e scrittore, con il suo nuovo libro “Colonia Italia, come gli inglesi ci controllano attraverso l’informazione. Le prove nei documenti top secret di Londra”. Conduce l’incontro Franco Tosolini, ricercatore storico.
Anticipiamo alcuni temi che saranno trattati sabato nell’intervista che segue all’autore Giovanni Fasanella.
Nel tuo ultimo libro “Colonia Italia” scritto in collaborazione con Mario José Cereghino, ci racconti del condizionamento esercitato per quasi un secolo dall’Information Research Department (IRD), lo strumento della propaganda occulta dei servizi segreti britannici, sull’informazione italiana. Con quali obiettivi?
Costringere i governi italiani ad attuare politiche favorevoli agli interessi britannici nell’area mediterranea, in Nord Africa e in Medio Oriente. Cioè, nelle zone petrolifere di maggiore interesse strategico per il Regno Unito.
Su quali fonti documentali si basa la vostra ricostruzione?
Sui documenti inglesi desecretati di recente e conservati negli archivi di Stato di Londra. Dunque, sono lorto stessi a dirci come, fabbricando “veline” e diffondendole clandestinamente ai giornalisti italiani, hanno tentato di contrastare le politiche del nostro paese non gradite a Londra. E quegli uomini di Stato o manager considerati «un pericolo mortale» per gli interessi britannici. Per esempio, uomini come il presidente dell’Eni Enrico Mattei e Aldo Moro.
Ma a leggere il vostro libro, sembra che non si salvi proprio nessuno. Crolla anche il mito di Montanelli, che avrebbe impallinato Mattei, reo di aver osato inserirsi nel mercato del petrolio monopolizzato dalle “Sette sorelle”.
L’influenza della propaganda occulta inglese sulla stampa italiana era vastissima, spaziava dall’estrema destra all’estrema sinistra. Come da tradizione imperiale, i britannici giuocavano le loro partite, a volte anche contemporaneamente su tutti i tavoli possibili e immaginabili. Quanto a Montanelli, che fosse un giornalista di area anglofila, non è mai stato un mistero. La novità contenuta nel libro è che abbiamo confrontato gli argomenti da lui usati contro Mattei nella famosa inchiesta pubblicata nel 1962 dal Corriere della Sera con quelli delle veline britanniche. Sarà un caso, ma il risultato è davvero sorprendente: erano pressochè identici.
Dal dopoguerra sui giornali abbiamo letto articoli “su commissione” orientati a favore della Gran Bretagna. Ci sono motivi per credere che oggi le cose siano cambiate?
A costo di farmi altri nemici nel mondo del giornalismo, la mia risposta è no. Anzi, se possibile, sono peggiorate. Perché le classi dirigenti italiane emerse nell’ultimo trentennio sono fragili e incolte. Nonostante la Prima Repubblica sia così bistrattata, per spessore politico-intellettuale, visione strategica e nozione dell’interesse nazionale, le attuali classi dirigenti a tutti i livelli non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelle che hanno guidato il nostro paese nel secondo dopoguerra.
Nei documenti desecretati degli archivi inglesi ci sono i nomi in chiaro dei giornalisti italiani “collaborazionisti”? E tu li riporti nel libro?
Nell’appendice del libro pubblichiamo un elenco di trecento nomi. Ma io non li definirei “collaborazionisti”. Li definirei con le stesse parole usate nei loro documenti dagli organismi della propaganda occulta: «clienti», «attenzionati» e «avvicinati», a seconda del grado di coinvolgimento. Non ne nemmeno detto che tutti ne fossero consapevoli. Diversi, probabilmente, erano utilizzati a loro insaputa. Devo aggiungere anche che l’elenco che pubblichiamo in appendice del libro è solo una puntina dell’iceberg. Perché sappiamo con certezza che a metà degli anni Settanta, alla vigilia del caso Moro, soltanto il numero dei “clienti” raggiungeva la bella cifra di un migliaio. Non ne conosciamo tutti i nomi perché moltissimi di loro sono ancora oggi protetti dal segreto.
Quali sono i settori di maggiore interesse dove gli inglesi sono intervenuti passando le veline ai giornalisti?
La lotta al comunismo, e questo col senno di poi può anche essere comprensibile visto che si era in periodo di guerra fredda. Ma soprattutto, come dicevo, la lotta contro quella parte della classe dirigente italiana che perseguiva un interesse nazionale: l’autonomia energetica. Quindi non solo lotta al comunismo, ma anche guerra contro l’Italia.
Le colonie sono state tutte dismesse il secolo scorso. Quando cesserà Colonia Italia?
Dopo la fine della guerra fredda, purtroppo abbiamo perso tante occasioni per rigenerare il nostro sistema e ricreare meccanismi di selezione delle nostre classi dirigenti. Siamo un paese fragile, sfibrato, privo di un’identità forte e quindi soggetto più di prima alle influenze di interessi esterni. L’Italia è da ricostruire. E per farlo, ci vorrà almeno una generazione.
Roberto De Nart
IL GAZZETTINO DEL 17/02/2016
Presentazione a cura di Rosalba Schenal
Signore e signori buonasera e benvenuti.
E’ ritornato GIOVANNI FASANELLA con “ COLONIA ITALIA “ il suo nuovo, attesissimo e sorprendente lavoro di ricerca negli archivi inglesi, protrattosi per ben sei anni.
Chi ha già letto “ Il golpe inglese “ sa già quanta importanza abbia avuto la Gran Bretagna nelle vicende italiane degli ultimi due secoli, e quanta ne abbia ancora oggi, trovando un terreno fertile, in un paese dove, dalla morte di Aldo Moro, sono lentamente caduti molti argini politici, diplomatici e culturali, c’è stato un impoverimento della classe dirigente a tutti i livelli e dell’interes- se nazionale.
Questo libro affronta uno specifico aspetto: il controllo occulto sulla nostra informazione da parte dell’intelligence e della diplomazia inglesi, per orientare l’opinione pubblica, le linee politiche, le scelte dei governi italiani.
E’ veramente un lavoro coinvolgente che appassiona il lettore, ricco di notizie e nomi, anche molto conosciuti, di anglofili, detti clienti, attivi in tutti gli ambienti della società italiana e a tutti i livelli.
Giovanni FASANELLA, giornalista, saggista, autore di libri sulla storia segreta italiana, ci sorprende sempre di più, è veramente bravo.
Conduce Franco TOSOLINI, ricercatore storico, che pure conosciamo e stimiamo.
Vi ricordo che ci si può iscrivere a Liberal per il 2016, e che le opere pittoriche esposte sono:
L’opinione pubblica italiana, sia in tempo di guerra che in tempo di pace, è sempre stata intossicata dai servizi segreti della Corona inglese attraverso la propaganda occulta. Giornali e editoria sono stati condizionati a partire dai tempi del Canale di Suez, quindi dalla seconda metà del 1800. E’ da allora che inizia il controllo delle élite delle nostre classi dirigenti.
Lo ha detto questa sera in sala Teatro del Centro Giovanni 23mo di Belluno, Giovanni Fasanella, giornalista investigativo, saggista e autore con Mario J. Careghino del libro “Colonia Italia”. L’incontro con l’autore, organizzato dall’Associazione Liberal Belluno presieduta da Rosalba Schenal, è stato moderato da Franco Tosolini, ricercatore storico.
Una storia tutta da riscrivere, quella raccontata da Fasanella attraverso i documenti desecretati conservati al National Archives di Kew Gardends di Londra nella contea del Surrey.
“I fascicoli che ho consultato sono rimasti sigillati dal 1910. Come mai gli storici italiani non sono mai andati a vederli? La verità a volte è pericolosa, destabilizzante”.
Giornalisti e giornali utilizzati ai servizi inglesi per influenzare la politica italiana. “Il Corriere della sera diretto da Albertini, conduce una campagna di stampa a favore dell’intervento dell’Italia nella I^ Guerra mondiale a fianco di Francia e Gran Bretagna. Giolitti, neutralista, viene bersagliato dal Corriere della Sera e costretto alle dimissioni. Quelli che verranno dopo di lui, Salandra e Sonnino, porteranno l’Italia in guerra, trattando in segreto a Londra senza consultare il Parlamento. Salvo poi alla Conferenza di pace di Parigi trattare da pezzente la delegazione italiana, tra l’altro anglofona, che preferì abbandonare l’aula. Il Corriere della sera era un giornale di partito, che condizionava i vertici della politica, dell’economia e della finanza. Anche il giornalista Benito Mussolini prima pagato dai francesi, dal 1917 riceve 100 sterline la settimana dai servizi segreti inglesi. Nel 1927 il premier inglese Churchill dipinge Mussolini come uno dei più grandi statisti della storia che ha salvato il mondo dal bolscevismo, ma soprattutto ha agevolato gli interessi inglesi. Tant’è che nega al presidente dell’Agip i finanziamenti per acquisire le azioni e prendere il controllo del petrolio dell’Iraq (di interesse britannico) e avvia la Campagna d’Africa per “il posto al sole” in Etiopia. I contatti Mussolini-Churchill si rompono con l’entrata in guerra dell’Italia a fianco a Hitler. Ed è rimasto ancora il dubbio che l’eliminazione di Mussolini sia avvenuta per mano di agenti inglesi piuttosto che dai partigiani”.
“Ci disprezzavano, ma ci temevano – sottolinea Fasanella. – Gli interessi britannici nel dopoguerra vengono tutelati piazzando tutti gli anglofoni, per lo più fascisti riciclati, nelle case editrici per creare una rete di informazione. Gli americani lo facevano per contrastare il comunismo, gli inglesi soprattutto per salvaguardare i loro interessi, le rotte commerciali e le fonti di approvvigionamento energetico. Gli inglesi consideravano l’Italia una nazione perdente, e come tale non avrebbe potuto avere una propria politica energetica avvicinandosi alle aree come Libia, Egitto, Iraq e Iran che sarebbero rimaste sotto l’influenza inglese. C’è di più. A De Gasperi viene chiesto di sciogliere l’Agip che aveva operato durante il Ventennio.
Ma De Gasperi, Mattei e dopo Moro, vogliono l’autonomia energetica dell’Italia, e per questo vengono fermati con una campagna mediatica di intossicazione.
Mattei viene chiamato per sciogliere l’Agip, solo che fonda l’Eni con l’appoggio di De Gasperi. Negli anni 1952/53 l’Italia viola l’embargo all’Iran di Mossadeq con l’acquisto di petrolio.
Interviene Churchill con i servizi segreti britannici e americani che, attraverso la Fratellanza musulmana (costruita dai servizi segreti inglesi per contrastare le tendenze nazionaliste ostili all’Inghilterra) nell’agosto del 1953 abbatte il governo guidato da Mossadeq con un colpo di stato militare e lo sostituisce con Fazlollah Zahedi, gradito agli inglesi.
Non basta. In Italia parte la macchina del fango scatenata dai servizi inglesi contro De Gasperi e Attilio Piccioni che usciranno di scena.
Alcide De Gasperi viene attaccato da Guareschi sul Candido, che monta lo scandalo delle lettere datate 1944 risultate poi false, nelle quali lo statista trentino avrebbe chiesto agli Alleati di bombardare Roma per far insorgere la popolazione contro i tedeschi. De Gasperi lascerà la politica e poco dopo morirà in circostanze poco chiare.
Il suo delfino, Attilio Piccioni, ministro degli esteri viene travolto dal caso Wilma Montesi, la ragazza romana trovata morta sulla spiaggia di Torvaianica, per la quale viene accusato il figlio Piero Piccioni, compositore, che risulterà poi completamente estraneo al fatto.
E tuttavia Mattei non si lascia intimorire, anzi, anche dopo il colpo di stato in Iran, riesce a riaprire gli affari con lo Scià, rendendo inutili tutti gli sforzi inglesi.
Nel 1956 inglesi e francesi fanno la guerra a Nasser, presidente dell’Egitto, che aveva nazionalizzato la compagnia franco-britannica del canale di Suez. Ma l’Italia non partecipa, con l’assenso degli Stati Uniti che, nell’ottica anticomunista, aveva interesse a farla crescere economicamente, oltre che contrastare l’espansionismo francese e inglese. L’intervento americano e sovietico, per scongiurare una III Guerra mondiale, farà cessare il fuoco.
Nel 1962 i servizi britannici definiscono Mattei “un pericolo mortale per gli interessi inglesi”. Si scatena una campagna di stampa sul Corriere della Sera a firma di Indro Montanelli. Abbiamo confrontato i 5 articoli di Montanelli con le veline dei servizi segreti inglesi – racconta Fasanella – ed abbiamo visto che gli argomenti sviluppati da Montanelli coincidono perfettamente con quelli della propaganda occulta. Oggi possiamo dire che l’incidente aereo nel quale perse la vita Mattei, fu provocato da un sabotaggio.
Nel 1969 l’Italia arriva anche in Libia. E’ l’anno che il colonnello Gheddafi, che si era formato nelle accademie italiane, pianifica da un albergo di Abano Terme il colpo di stato e si insedia al potere. Nel controllo del petrolio, agli inglesi rimangono solo gli sceicchi sauditi.
E’ arrivato il momento di usare altri metodi, recita un messaggio impartito a Londra. Ed è curioso che una settimana prima della strage di Piazza Fontana, quella che avrebbe dovuto portare al potere i loro uomini, la stampa britannica fornisce già la spiegazione di cosa sia la strategia della tensione.
Ma quella – afferma Fasanella – non fu una strage di stato, come venne chiamata. Ma una strage contro lo stato. Un depistaggio.
Perché nessuno ha mai chiesto all’Inghilterrra di desecretare tutti i documenti?
Il caposcuola degli anti-complottisti, che cercano di delegittimare chi fa il proprio lavoro investigativo, è Paolo Mieli e il Corriere della Sera. Abbiamo trovato il nome del padre di Paolo Mieli che ricorre per 200 volte negli archivi inglesi”.
La conclusione di Fasanella è ancora più sconcertante, quando si riferisce all’assassinio di Giulio Regeni, il ragazzo sequestrato e sottoposto a torture. La storia puzza lontano un miglio, come quella dei due marò.
Perché la prevedibile (e del tutto comprensibile) ondata emotiva provocata dalla morte di Giulio Regeni, alimentata anche da una maniacale diffusione di macabri dettagli, è stata subito accompagnata da invocazioni del pugno duro contro il regime di Al Sisi annullando il contratto per lo sfruttamento del più grande giacimento di gas al mondo appena scoperto dall’Eni nel mare egiziano. Fiorenza Sarzanini, sul Corriere della sera scrive a proposito di Regeni:
«Per la sua capacità di approfondire era molto apprezzato nel mondo universitario, ma non solo. Da settembre 2013 aveva lavorato per un anno con una società di consulenza inglese, la «Oxford Analytica», specializzata in «analisi globale» per multinazionali, istituti finanziari e governi. L’azienda è stata fondata nel 1975 da David Young — ex assistente di Henry Kissinger ed ex membro del National Security Council statunitense — e nel suo board ha l’ex sottosegretario di Stato Usa John Negroponte e l’ex capo dei servizi segreti inglesi Colin McCole. I suoi responsabili non hanno però voluto rivelare le sue mansioni. In precedenza aveva avuto un’esperienza di tre mesi al Cairo, come esperto dell’Agenzia Onu per la cooperazione industriale. Quanto basta per comprendere quanto ampia fosse la sua sfera di relazioni e per quale motivo Regeni possa essere stato tradito da qualcuno che aveva accesso al suo lavoro e a sua insaputa abbia poi sfruttato e utilizzato il frutto dell’attività che svolgeva per «venderlo» a un apparato di intelligence».
Avendo a lungo studiato con Mario Josè Cereghino la macchina della propaganda occulta dell’intelligence britannica e le modalità delle sue grey e black operation non ne sono per niente stupito. Anzi. La domanda, piuttosto, è se Giulio Regeni fosse a conoscenza o meno della natura delle agenzie a cui passava i suoi report dall’Egitto. E’ possibile che non ne sapesse nulla e che sia stato semplicemente utilizzato a sua insaputa, facendo leva sui suoi genuini interessi di studioso del movimento operaio e sindacale. Se è davvero così, averlo mandato al macello o averlo addirittura in qualche modo “venduto” a qualche pezzo degli squadroni della morte egiziani, è stato un atto semplicemente ignobile. E sarebbe il caso, per una volta, che la stampa italiana incalzasse le autorità di Sua Maestà. Perché i giornali inglesi, sempre così attivi nella denuncia dei mali italiani, di sicuro non oseranno puntare il dito contro il proprio governo.
L’Italia colonia dell’impero britannico. Ecco le prove della guerra senza quartiere condotta per tutto il Novecento dalla diplomazia di Sua Maestà per controllare l’opinione pubblica italiana in funzione degli interessi economici e politici inglesi. Una guerra segreta perché combattuta con mezzi non convenzionali tra nazioni amiche e, per una lunga fase della loro storia, persino alleate. Invisibile ma non meno dura delle altre. E nella quale la stampa, la radio, la televisione, l’industria editoriale e dello spettacolo hanno avuto un ruolo preponderante. Il libro di Cereghino e Fasanella lo dimostra, prove (inedite) alla mano: la loro ricostruzione si basa su documenti del governo, della diplomazia e dell’intelligence del Regno Unito, rapporti confidential, secret e top secret declassificati in tempi recenti e a disposizione di giornalisti e studiosi. Basta consultarli, e le scoperte non mancano. Come lo schedario annualmente aggiornato dei “clienti” italiani (almeno mille negli anni Settanta) utili alla causa inglese e che viene in parte presentato in Appendice. Ma, al di là dei nomi coinvolti, ciò che è importante è rileggere la storia recente italiana dalla parte degli inglesi, il cui ruolo è sempre stato considerato secondario rispetto agli americani. Un grosso sbaglio. Se questi ultimi agivano esclusivamente in funzione anticomunista, gli inglesi combattevano anche “contro” quegli italiani – i De Gasperi, i Mattei, i Moro, solo per citarne alcuni – che mal sopportavano il ruolo di “protettorato” britannico.