Che importanza ha oggi l’educazione al bello?
Stefano Zecchi
ordinario di Estetica Univ. Statale di Milano
da “” IL GAZZETTINO “” del 22 novembre 2006 a cura di Daniela De Donà
<< LA BELLEZZA SECONDO STEFANO ZECCHI >>
— Quando dici ” Sei bello dentro “, racconti una balla per consolare chi è brutto —
Se si parla di bellezza a livello filosofico l’ indiscusso maitre à penser è lui. Stefano Zecchi – docente di Estetica all’ Università degli Studi di Milano e presidente dell’ Accademia delle Belle Arti di Brera – sarà a Belluno domani ospite per ” I Grandi Incontri ” di Liberal presieduto da Rosalba Schenal. Alle 18 nella sala Teatro Giovanni XXIII, Zecchi, introdotto da Fabio Grigenti – docente di Etica e Storia della scienza alla Facoltà di Scienze della formazione dell’ Università di Padova – dirà la sua intorno ad una parola – bellezza – che spesso appare come concetto vuoto legato all’ effimero, privo di fondamento etico. Volto noto a chi segue i salotti televisivi, il ” milanese ” Zecchi è filosofo – scrittore che tiene al suo essere veneziano: ” Di acqua, di piazza S. Marco “, precisa. Ricordando che già ven- ne a Belluno ” In più occasioni, invitato da Annita Tarantola “”.
Prima di tutto definiamola questa bellezza.
<< Fondamentalmente è differenza. La bellezza è il contrario dell’ omologazione. In tal senso si può educare al bello evidenziando la diversità delle cose. Con le famiglie che ricoprono per ciò un ruolo importantissimo >>.
Bellezza fuori, bellezza dentro.
<< Sei bello dentro: è una balla con cui si consola chi è brutto. In senso autoreferenziale e di chi glielo dice. La bellezza, fatto complesso che non è solo problema di apparenza, ma questione di espressività, è in realtà una delle cose più ingiuste che stanno sulla faccia della terra >>.
Per fortuna c’è la pubblicità che promette. Pare che il regalo di Natale 2006 più richiesto dalle signore sia una sbiancatura di denti.
<< Certo la pubblicità ci fa pensare che si può essere belli o che comunque si può migliorare usando certe cure e certi prodotti. Ma per essere differenti, cioé belli, vale di più tirare fuori il meglio di sé dal punto di vista dell’ intelligenza e della cultura >>.
Nel suo libro fresco di stampa, uscito per i saggi di Mondadori ed intitolato ” Le promesse della bellezza ” Lei tocca il tasto del legame fra bellezza e sessualità.
<< Non vi è rapporto necessario: la sessualità di una donna esteticamente mediocre può essere più dirompente a livello erotico di quella di una donna bella. Immagino che sia capitato a tutti di trovarsi davanti una persona assolutamente bella che non dice niente. Magari per la sua freddezza o supponenza o per l’ altezzosa consapevolezza. Oggettivamente, però, rimane bella >>.
Dal 2001 al 2006 Lei è stato assessore alla cultura e ai musei nel comune di Milano.
Cosa è brutto nella politica oggi ?
<< La mancanza di schieramenti netti e precisi. Schieramenti di gestione che non hanno dietro alcuna espressione culturale elaborata e che fanno un grande danno ai giovani >>.
Giovani come non mai lontani dalla politica.
<< Non a caso, appunto. Non perché sono menefreghisti, ma perché nella nostra politica non trovano un impegno di ideali >>.
Ideale potrebbe essere anche una città bella. Come la ritrae Lei, da filosofo ed ex assessore ?
<< E’ la città che sa conservare la sua identità storica e sa proporre nuova bellezza per la contemporaneità. Ricordiamoci che la nostra società vive di bellezza, come vive di scuole che funzionano e di ospedali. Non si può, allora, disinteressarsi della bellezza degli spazi pubblici, ma farne impegno politico >>.
da “” IL GAZZETTINO “” del 24 novembre 2006 a cura di Daniela De Donà
<< ZECCHI E IL BULLISMO: – COLPA DEI PAPA’ – >>
— Mancano il riconoscimento dell’ errore e la punizione nei confronti dei figli che sbagliano —
Parte dal primo concorso di miss Universo vinto da Venere, passa per cattedrali gotiche, Duchamp e Joyce, ed arriva al bullismo. Tiene così la platea Stefano Zecchi, intorno a bellezza ed educazione estetica. Ieri sera, nella gremita sala Teatro del Centro Giovanni XXIII, il filosofo romanziere appassionato di Husserl ha portato per mano il pubblico nel tourbillon di ciò che è bello e ciò che è brutto. Invitato da Liberal e dalla sua presidente Rosalba Schenal, Zecchi ha puntato il dito sulla necessità di sapere individuare nella nostra quotidianità le differenze: << Vale come esercizio del riconoscimento del bello, ma anche della verità – ha detto il professore di Estetica, nonché presidente dell’ Accademia delle Belle Arti di Brera – e bello significa anche giusto, come sintetizza bene il modo di dire veneto ” no xe beo ” usato come ” non va bene ” di un’ azione >>. In tal senso il distinguo sulla bellezza ci allena alle priorità da applicare anche socialmente. Bullismo compreso: << Se manca la gerarchia dei valori è chiaro che tutto diventa possibile. Anche l’ aggressività >>, ha sottolineato Zecchi che è stato presentato dal docente universitario Fabio Grigenti. Il bullismo non è fenomeno di oggi. Basti pensare a romanzi come ” I ragazzi della via Paal ” o a ” Le avventure di Huckleberry Finn ” in cui si narra di ragazzi organizzati in bande, con capi, gregari, perdenti. << Ma esiste il riconoscimento dell’ errore e lo si punisce – è andato giù chiaro il filosofo – oggi invece siamo mammizzati e i papà sono senza autorevolezza. Non puniscono e non sanno essere argini ai figli che, soprattutto in età adolescenziale vedono in loro il modello. Sono papà da rottamare >>.