QUELLA SERA IN GALLERIA A MILANO
MASSIMO NAVA Editorialista de “Il Corriere della Sera” già inviato e corrispondente da Parigi | ANDREA BASILE Docente |
Locandina dell’incontro
Articolo Giornale pre-incontro
Presentazione a cura di Rosalba Schenal
Buonasera.
Un cordialissimo bentornato a Massimo Nava e un sincero apprezzamento per la storia che ha scritto e che ci racconterà. Una vicenda emozionante e incredibile che si svolge tra Napoli, Parigi e Milano nella seconda metà dell’Ottocento.
Massimo Nava, giornalista e scrittore, laureato alla Statale di Milano, entra al Corriere della Sera nel 1975.
E’ stato inviato speciale e corrispondente di guerra dall’Asia all’Africa, dal Balcani all’Iraq.
Fra i suoi reportage più importanti, la caduta del Muro di Berlino, la riunificazione tedesca, la guerra nella ex Jugoslavia, il genocidio in Ruanda, i massacri di Timor Est, la guerra civile in Somalia, il conflitto in Iraq.
Ha scritto importanti inchieste sugli anni di piombo, il Mezzogiorno con i fenomeni di Mafia e Camorra.
E’ stato corrispondente ed editorialista di politica internazionale da Parigi.
Insignito di vari premi letterari ed autore di molti saggi.
Conduce Andrea Basile.
Grazie.
IL LIBRO
La storia di Eugenio Torelli Viollier, fondatore del Corriere della Sera: una vita così piena di eventi e incontri incredibili da superare la fantasia di qualsiasi romanziere.
«Una vita, quella di Torelli, così piena di eventi e incontri incredibili da superare la fantasia di qualsiasi romanziere. Il racconto di Nava è magistrale nel ripercorrerla: andando oltre la semplice biografia, riesce a trasmettere quanto quelle esperienze abbiano forgiato l’anima, l’etica e il modo di pensare dell’uomo che ne è protagonista.» – Beniamino Cavalli per Maremosso
Era un giovane napoletano, timido e orfano di entrambi i genitori, che si sarebbe accontentato di un impiego pubblico ma divenne adulto con il gusto della sfida, la passione civile, l’amore per la patria, che servì da volontario con Garibaldi. Eugenio Torelli Viollier diventò giornalista sotto le ali affettuose di Alexandre Dumas, di cui fu segretario e traduttore, scoprendo Parigi e i salotti letterari e studiando segreti e regole delle grandi imprese editoriali. Amava le lettere, il melodramma, il teatro. Scrisse poesie, romanzi, libretti d’opera che non ebbero il successo sperato. Era anche un visionario che immaginò di fare con quattro precari colleghi e pochi soldi quello che sarebbe diventato il più grande quotidiano italiano. La sua biografia è straordinaria nello svolgimento, dalla Napoli borbonica alla Milano della nuova classe dirigente unitaria, e nella sua attualità: perché è la storia di un successo costruito in giro per l’Europa e nella metropoli lombarda, dove i talenti del sud vengono a cercare fortuna e valorizzazione. Alla guida del «Corriere», il direttore seppe esaltare i talenti che incontrava, chiamandoli a scrivere per il giornale. Fra questi, Giovanni Verga, Luigi Capuana, Matilde Serao. Seppe anche scoprire l’uomo adatto alla successione: Luigi Albertini, il direttore del nuovo secolo, il grande giornalista il cui nome si sarebbe legato per sempre alla storia del «Corriere». Il successo del quotidiano, sbocciato nel giorno di Quaresima sotto le volte della Galleria di Milano, fu negli ultimi tempi segnato da contrasti interni alla redazione, maldicenze messe in giro dalla concorrenza e peripezie economiche. E il suo protagonista finì per uscire di scena in punta di piedi, in solitudine e dimenticato.