PIETRANGELO BUTTAFUOCO
PIETRANGELO BUTTAFUOCO
Locandina dell’incontro
Invito dell’incontro
Articolo Giornale pre-incontro
Presentazione a cura di Rosalba Schenal
Signore e signori buonasera.
Ringrazio Pietrangelo Buttafuoco, nonostante i suoi innumerevoli impegni, è con noi questa sera.
Buttafuoco nell’ultimo lavoro disponibile in libreria, scritto con il suo inconfondibile stile appassionato ed elegante, dipinge, credo il verbo sia adeguato, un quadro realistico della Roma del seicento che fa pensare alla Roma del 2017.
Dopo 500 anni gli usi e i costumi sono assolutamente uguali, quanti Cosimo Quorli ci sono oggi ?
Con una maestria unica Pietrangelo narra il passato e illustra il presente.
Ringrazio anche Franco Tosolini per la sua, sempre, grande disponibilità.
Articolo Giornale post-incontro
Violenza, dissolutezza e impunità nella Roma del ‘600. Pietrangelo Buttafuoco a Liberal Belluno presenta il suo ultimo libro sulle “gesta erotiche di Agostino Tassi”
Apr 7th, 2017 | By redazione | Category: Arte, Cultura, Spettacoli, Prima Pagina
La consorteria toscana nella città baldracca. La storia di tre compari toscani che passano le notti a far bisbocce nelle bettole tra alcol e puttane nella Roma barocca del ‘600, la città di Dio in mano ai senza Dio. L’ha raccontato giovedì sera alle Conversazioni in Taverna, la rassegna culturale dell’Associazione Liberal Belluno presieduta da Rosalba Schenal, Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e scrittore, ospite fisso del programma di Giovanni Minoli Mix24 su Radio 24 per la presentazione del suo ultimo libro dal titolo “La notte tu mi fai impazzire. Gesta erotiche di Agostino Tassi, pittore”. Con moderatore della serata lo storico Franco Tosolini.
Il libro, uno scritto su Artemisia Gentileschi in occasione della mostra (Museo di Roma, sale espositive del primo piano Palazzo Braschi, fino al 7 maggio 2017), esordisce l’autore, “mi è stato commissionato dalla casa editrice Skira”. Il titolo è quello dalla canzone di Adamo, un brano di successo del 1965 che Buttafuoco ascolta per caso dalla radiolina degli operai impegnati in lavori di restauro del Salone dei corazzieri del Quirinale, dove ai tempi dei Savoia si giocava a tennis.
La storia è ambientata nella Roma dei primi del 1600, una città con 400 chiese e 100mila abitanti, piena di briganti, prostitute e artisti, dove la delinquenza gode per lo più dell’impunità. E’ in questo scenario che si muovono i tre compari, Agostino Buonamici, pittore specialista nel dipingere la notte, detto il Tassi lo stupratore di Artemisia, Orazio Lomi Gentileschi, anche lui pittore di corte, padre di Artemisia, e Cosimo Quorli il furiere del Vaticano, uomo di potere perché da lui dipendono tutte le commesse. Buttafuoco traccia il profilo dei personaggi e le loro storie “Agostino Tassi, come il Caravaggio, la stessa Artemisia, si consideravano artigiani, perché ricevevano in appalto delle tele sulle quali lavorare, senza immaginare che le opere sarebbero arrivate ai giorni nostri”. Artisti, dunque, ma anche gentaglia che incorreva frequentemente nelle maglie della giustizia. “E tuttavia – ironizza Buttafuoco citando quello che egli stesso definisce il Teorema di Orson Welles – 500 anni di sangue, criminalità, terrore, corruzione in Italia hanno prodotto capolavori con Michelangelo, Leonardo da Vinci, il Rinascimento. Mentre la pacifica Svizzera è riuscita a darci solo l’orologio a cucù”!
Agostino Buonamici, detto il Tassi, lo Smargiasso – racconta Buttafuoco – attraversa la sua vita con la dannazione dell’arte e del vizio. E’ una sorta di sergente di ferro malvagio, dall’animo buio, come i suoi dipinti, affetto da un’artrite deformante che gli consente solo di tratteggiare il volo degli uccelli, il resto è opera dei suoi allievi. Si dedica ad accudire le prostitute a fine vita. Che del resto aveva sempre frequentato. Una di loro, Maria Cannadoli, la sposa per una scommessa persa (avrebbe dovuto possederla durante una processione, ma non riesce) salvo poi innamorarsene e subire i tradimenti di lei. Lo Smargiasso per ritorsione concupisce la giovane cognata, Costanza che diventa sua amante e arruola dei killer per punire la moglie fedifraga. Per liberarsi di tutto questo fugge a Roma, dove però prosegue le sue prodezze sessuali. Agostino Tassi oggi sarebbe definito uno stupratore seriale, che picchia e riduce in fin di vita le donne, accusato anche d’incesto. Appena riesce a raggiungere il pianerottolo di Artemisia, figlia del suo amico e collega, Orazio Gentileschi, lo Smargiasso assale la ragazza, ritenuta di facili costumi perché aiutava il padre nella bottega e le modelle degli artisti all’epoca erano tutte prostitute. Invece la ragazza era illibata “rosea di velluto e fresca come l’acqua della rocca “. Il Tassi, lo Smargiasso viene portato in tribunale da Lomi Gentileschi, padre di Artemisia, non già per lo stupro, ma perché alla violenza non era seguito il matrimonio. Quello che succede dopo, nelle fasi processuali, è abominio. Il tribunale dell’Inquisizione non prende in considerazione lo stupro, ma il fatto che la ragazza ha perduto la verginità. Ed è costretta a denudarsi in pubblico per accertare le sue condizioni. Anche all’interno della cerchia familiare Artemisia passa per una Messalina. In questa storia si inserisce Cosimo Quorli, il furiere del Papa, l’uomo più potente della città, che si occupa della logistica del Vaticano. Egli vanta una sorta di ius primae noctis sulle fanciulle della città. E si dice fosse lui in realtà il padre di Artimisia, circostanza che diventa oggetto di divertimento e presa in giro nei confronti del Tassi, che quest’ultimo tollerava perché gli era di alibi e di conforto all’accusa di incesto, posto che Artimisia non sarebbe stata in realtà sua figlia.
Insomma una rassegna della perdizione che si accompagna alla dannazione, nella normalità della Roma del ‘600, il tutto protetto dalle autorità.
Buttafuoco termina la serata con un auspicio al pubblico “Io nasco come libraio, e nella gioia di ringraziarvi mi raccomando a voi affinché le le librerie non vengano assassinate. Il libro è un lusso che alimenta lo spirito critico”.
Roberto De Nart
IL LIBRO
“È un cinghiale, Agostino. La lussuria lo rende sfrontato. Non è proprio roseo per essere un maiale ed è, infatti, scuro, barbuto, vigoroso. Non è bello, ma accende le femmine. Ha dita di farfalla nella sua meticolosità pittorica. E così nelle manovre sui capezzoli delle tante donne a lui prone.
Nelle manovre di carne è altrettanto puntiglioso come sulla tela con i colori. E le strapazza tutte, le femmine: maneggiandole, impastandole, mescolandone gli umori nella tavolozza dell’osceno più che compiuto.
Ed è ispido, Agostino. Tagliente, se non di zanne al muso, lo è certo di pugnale.
È il 13 marzo del 1599 – notte fonda – quando lo sbirrame pontificio se lo beve e lo trascina nelle segrete di Corte Savella.
È colto in flagrante sulle sponde del Tevere.
Ha appena sfondato di pugni il setto nasale, la mandibola e l’arcata dentaria di Lurbizia, una puttana dell’Ortaccio di Ripetta.”
Pittore già affermato, nel 1611 Agostino Tassi inizia con l’amico Orazio Gentileschi a decorare il Casino delle Muse a Roma. Un anno dopo Orazio gli intenta un processo per avere abusato di sua figlia Artemisia, anch’essa pittrice di talento. Il processo si trasforma in uno dei più clamorosi eventi dell’epoca, suscitando innumerevoli dicerie che diffamano di volta in volta Artemisia, Agostino e lo stesso Orazio. Ma chi era davvero Agostino Tassi, il celebre “stupratore” di Artemisia Gentileschi?
Con il suo stile lirico e appassionato, Pietrangelo Buttafuoco ci accompagna nei vicoli fetidi e violenti di Tassi, “nel cui sguardo vive il ricordo di galere e di fughe dalla Toscana, attraverso la Roma degli assassini, dei ladri e degli impostori… Non ha ancora sulla coscienza un morto ma di ogni nefandezza, come tradire la fiducia dell’amico forzandone la figlia, ne fa blasone… I piedi sporchi dei santi ritratti dai suoi coevi in lui si trasfigurano in rughe inquietanti scavate sul respiro della notte”.
Pietrangelo Buttafuoco è giornalista e scrittore. Tra le sue opere ricordiamo Le uova del drago (Mondadori, 2005, finalista al Premio Campiello 2006, riedito da La Nave di Teseo, 2016), Il Lupo e la Luna (Bompiani, 2011), I cinque funerali della signora Göring (Mondadori, 2014).
Il suo ultimo libro è Il mio Leo Longanesi (2016), un’antologia di aforismi, epigrammi e racconti.
Le Foto dell’incontro